Chanel lancia un hub per la moda circolare
Chanel sulla scia green del lusso: dà vita a Nevold, la sua azienda per il riciclo
In un settore storicamente associato all’opulenza e all’eccesso, la moda di lusso sta vivendo una rivoluzione silenziosa ma determinante: quella della sostenibilità. Sempre più brand iconici stanno investendo in tecnologie, processi e nuovi modelli produttivi per ridurre l’impatto ambientale, recuperare materiali preziosi e dare nuova vita agli scarti. Una delle iniziative più ambiziose in questo ambito arriva da Chanel, con la creazione della nuova azienda Nevold, attraverso la quale riciclerà fibre e materiali. Per sé e per tutti i brand interessati ad una moda più virtuosa.
Nevold: il nuovo volto sostenibile della maison Chanel
Presentata al pubblico nel novembre scorso, Nevold – il cui nome gioca sull’espressione “never old” (mai vecchio) – è molto più di un progetto interno. Si tratta di una azienda indipendente, nata con il sostegno diretto di Chanel, che si occuperà della gestione dei rifiuti industriali, del riciclo e della rigenerazione dei materiali scartati durante le fasi produttive. A guidarla è stata chiamata Sophie Brocart, ex CEO della maison Patou, a conferma della serietà e della visione a lungo termine dell’iniziativa. L’investimento stimato per l’avvio dell’impresa si colloca tra i 50 e gli 80 milioni di euro, a testimonianza della volontà di Chanel di affrontare la sfida della sostenibilità in modo concreto e strutturato.
Come funziona Nevold
Nevold è destinata all’ampliamento delle pratiche che permettono il riutilizzo dei materiali di scarto, che verranno reinseriti sia nel mercato del lusso che in altri settori, come quello dell’abbigliamento sportivo e dell’ospitalità. L’idea è nata dalla ricerca di una soluzione per lo smaltimento dei prodotti Chanel, ma ben presto, ci si è resi conto della necessità di creare qualcosa di maggiore respiro, un progetto che fosse virtuoso ma anche redditizio.
“In Chanel non distruggevamo i prodotti invenduti. Ma non avevamo ancora un vero sistema per comprenderne appieno il potenziale. Nevold è quel sistema.”
Alla base di Nevold c’è l’idea che nulla debba andare perduto: scarti tessili, tessuti invenduti, prodotti invenduti o non conformi agli standard del lusso verranno recuperati e trasformati in nuove materie prime green. Attualmente, Chanel dichiara che circa il 30% delle sue borse e il 50% delle calzature già contengono materiali riciclati. Nevold, presentata come una realtà che garantirà totale trasparenza, riutilizzerà e riciclerà gli scarti di produzione Chanel e di tutti i marchi che vorranno partecipare, avrà infatti l’obbiettivo di raccogliere abbastanza materiali da generare fibre riciclate su ampia scala, in modo da abbattere gli attuali costi per le materie prime. Solo così sempre più marchi si convinceranno ad utilizzarli, La sfida è riuscire a raggiungere una scala tale da rendere questi nuovi materiali praticabili e, se possibile, economicamente redditizi.
Sebbene nata per iniziativa della maison parigina, Nevold è pienamente indipendente e offrirà i propri materiali anche ad altri brand. In un settore spesso protetto dalla segretezza e dalla concorrenza, questa apertura rappresenta un cambio di paradigma: la sostenibilità viene riconosciuta come una sfida comune, non un vantaggio competitivo da custodire.
Nevold integra nelle sue attività alcune realtà già attive nel riciclo e nel recupero di materiali nobili come L’Atelier des Matières, Filatures du Parc e Authentic Material. L’obiettivo è creare un ecosistema industriale circolare, aperto a collaborazioni anche fuori dal mondo dell’alta moda. Non a caso, Nevold ha già collaborato con Decathlon per la produzione di abbigliamento sportivo e punta a sviluppare materiali anche per altri settori, come l’hospitality e le uniformi professionali.
I primi due materiali sviluppati
Attualmente sono già due le soluzioni provenienti da Nevold e adottate da Chanel: un filo miscelato con materiali vergini e a fine vita, e una pelle riciclata utilizzata per creare rinforzi all’interno di borse e scarpe. L’obiettivo è riuscire, tra un paio d’anni, ad eliminare completamente la plastica dalle scarpe e dalle borse. Questo è l’obiettivo finale, motivato anche dalla necessità di mantenere altissima l’asticella della qualità dei prodotti Chanel. Secondo l’azienda, infatti, in questi anni di ricerca la qualità dei filati ottenuti dal riciclo è drasticamente migliorata, mentre è in costante crollo la qualità delle materie prime naturali, per colpa della crisi climatica che sta seriamente compromettendo il raccolto e la produzione di quelli che fino ad oggi sono stati considerati i filati più pregiati, dalla seta al cachemire.
Non solo Chanel: il lusso investe nella sostenibilità
Chanel non è l’unico colosso del lusso a muoversi in questa direzione. Anche altri gruppi leader stanno affrontando la questione ambientale con investimenti mirati:
- lo scorso anno LVMH, il gruppo che controlla marchi come Louis Vuitton, Dior e Fendi, ha dichiarato di aver speso circa 200.000 euro per sostenere lo sviluppo di sistemi di riciclo in grado di trasformare vecchi materiali e scorte inutilizzate in nuovi tessuti e filati per le sue case di moda e pelletteria
- mentre Kering, proprietario, tra gli altri, di Gucci, Bottega Veneta e Balenciaga, ha investito nell’azienda francese di riciclo Revalorem e nel sito di rivendita Vestiaire Collective, per promuovere un’economia circolare anche sul fronte del riuso.
Il futuro della moda è rigenerativo
Queste iniziative mostrano come il lusso stia abbandonando l’idea di essere sinonimo di spreco per abbracciare una visione più etica e rigenerativa. L’attenzione si sposta sempre di più su materiali sostenibili, processi di produzione responsabili e trasparenza nella filiera. In un mondo in cui le risorse sono limitate e i consumatori sempre più attenti all’impatto sociale e ambientale dei prodotti, il lusso sostenibile non è più una nicchia: sta diventando la nuova normalità. Con progetti come Nevold, Chanel si propone non solo come simbolo di eleganza, ma anche di innovazione responsabile. E con lei, un’intera industria sembra finalmente pronta a cambiare pelle.
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