Data center sotto pressione: un problema strutturale da affrontare al più presto
Data center sotto stress: il digitale corre, le infrastrutture non tengono il passo
Ogni nostro gesto online — inviare una mail, guardare un film in streaming, usare un assistente vocale o interagire con l’intelligenza artificiale — dipende da imponenti strutture invisibili: i data center. Sono loro i veri “cuori pulsanti” del nostro mondo connesso, silenziosi ma fondamentali, oggi messi sotto pressione da una domanda di calcolo e di spazio server che cresce a ritmi vertiginosi, guidata da cloud computing e AI. La capacità operativa dei data center fatica a tenere il passo, creando un gap strutturale tra ciò che viene annunciato e ciò che diventa operativo sul campo. In altre parole: progetti ambiziosi restano sulla carta perché energia, permessi e spazi fisici necessari non riescono a seguirli allo stesso ritmo. Tale difficoltà non rappresenta soltanto un semplice intoppo: è un rischio concreto per la nostra vita quotidiana personale e professionale – che ormai dipende sempre più dal digitale, per l’economia e per la competitività delle imprese e dei territori. Senza interventi, rischiamo di rallentare l’innovazione, l’accesso ai servizi digitali e perfino la leadership tecnologica a livello globale.
La crescita della domanda di capacità, spinta da intelligenza artificiale, cloud computing e digitalizzazione pervasiva, ha superato di gran lunga la velocità con cui vengono realizzati nuovi data center. Nel 2024, la richiesta era già aumentata del 30%, ma la capacità effettiva sul campo fatica a tenere il passo, e le previsioni per il 2025 non sono dissimili. Non si tratta di un semplice ritardo ciclico del mercato, ma di una limitazione strutturale: i progetti crescono sulla carta, ma restano intrappolati da queste complessità e i ritardi che ne derivano.
I colli di bottiglia: energia, permessi e scarsità di suolo
Le principali criticità che frenano l’espansione dei data center riguardano la disponibilità di energia elettrica e la complessità delle autorizzazioni. In molte grandi città, la rete elettrica è satura o inadatta a sostenere nuove strutture ad alta intensità energetica. Allo stesso tempo, i lunghi iter burocratici per ottenere permessi e collegamenti alla rete causano pesanti ritardi. In alcune aree, l’opposizione delle comunità locali contribuisce ulteriormente a ostacolare i progetti. Anche soluzioni temporanee come batterie o microgrid risultano insufficienti per supportare le esigenze operative di un data center. A tutto ciò si aggiunge la progressiva scarsità di terreni disponibili, soprattutto nelle zone più ambite. Questi limiti rendono lo sviluppo infrastrutturale lento e costoso, escludendo spesso i piccoli operatori e favorendo i grandi hyperscaler.
Il nuovo scenario: leasing anticipato e geografie alternative
Per rispondere alla crisi, i colossi del cloud e dell’AI stanno adottando nuove strategie: sempre più spesso ricorrono al pre-leasing, bloccando capacità con anni di anticipo. Questo però alimenta un mercato polarizzato, dove i piccoli clienti faticano ad accedere alle risorse, specialmente nei centri urbani di primo livello. In parallelo, si assiste a una migrazione verso mercati emergenti, con destinazioni come Indiana (USA) o Alberta (Canada) che diventano hub strategici per nuove installazioni. Qui, la disponibilità di energia, terreni e permessi più rapidi favorisce uno sviluppo più agile. Progetti come il campus Wonder Valley, che mira a diventare uno dei poli AI più grandi al mondo, indicano chiaramente la direzione futura: decentralizzazione e scalabilità, con un’attenzione crescente all’efficienza energetica e alla sostenibilità.
Rafforzare i data center: una priorità per la competitività
Il divario tra capacità impegnata e capacità operativa rappresenta una minaccia diretta alla competitività digitale globale. Se non verranno adottate misure incisive – dalla semplificazione normativa agli investimenti sulle reti elettriche – il sistema rischia un blocco, con gravi conseguenze per industrie, pubbliche amministrazioni e cittadini. I prossimi due anni saranno decisivi: i grandi progetti annunciati nel 2023-2024 entreranno nella fase critica di realizzazione. Chi avrà saputo pianificare con lungimiranza – assicurandosi energia, permessi e terreni – sarà in grado di fornire capacità reale. Gli altri potrebbero essere costretti a fermarsi. In un mondo in cui il digitale è sempre più infrastruttura essenziale, rafforzare i data center non è più una scelta, ma una necessità strategica.
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