L’industria dell’occhialeria guarda al futuro
Sostenibilità, materiali innovativi e filiere circolari per un settore in trasformazione
Dalla scelta dei materiali ai processi produttivi, l’industria dell’occhialeria globale, con l’Italia in prima linea, si muove verso un nuovo paradigma sostenibile, tra innovazione, responsabilità e trasparenza. Un cambiamento che non è dettato da mode effimere ma da una consapevolezza crescente: innovare un settore industriale con responsabilità ambientale è possibile e richiesto.
Nel silenzio delle fabbriche e dei laboratori, mentre designer e ingegneri studiano forme e finiture, l’occhialeria sta cambiando pelle. Non si tratta più solo di estetica, tecnologia o comfort visivo: oggi, l’intero comparto è coinvolto in una trasformazione profonda verso la sostenibilità. Spinta da una crescente pressione normativa, da consumatori più consapevoli e da una sensibilità ambientale ormai centrale nelle strategie aziendali, l’industria sta ridisegnando i suoi processi produttivi, i materiali impiegati e l’intero ciclo di vita del prodotto.
Nuovi materiali per una nuova etica
Tradizionalmente, la produzione di occhiali ha fatto largo uso di acetato di cellulosa plastificato con ftalati — un materiale durevole e duttile, ma derivato in larga parte da risorse fossili e difficile da smaltire. Oggi, la sfida consiste nel trovare materiali equivalenti in termini di performance, ma meno impattanti per l’ambiente.
Emergono così diverse soluzioni:
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Il bio-acetato, composto da cellulosa (di origine vegetale) e plastificanti bio-based, offre le stesse caratteristiche estetiche e meccaniche dell’acetato tradizionale, ma è biodegradabile e non rilascia microplastiche.
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Le plastiche riciclate e i materiali rigenerati da rifiuti post-consumo — come reti da pesca dismesse, bottiglie PET o scarti industriali — sono alla base delle montature di brand come Karün e Sea2See.
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Alcuni produttori sperimentano anche fibre naturali (canapa, legno FSC, bamboo), resine di origine biologica e addirittura pietra o sughero per linee artigianali e di nicchia (qui un nostro articolo di qualche tempo fa che ne parla più approfonditamente)
Un caso interessante è quello di Silhouette, che ha lanciato il materiale “SPX®+ Green”, derivato da risorse rinnovabili e lavorato con un processo alimentato esclusivamente da energia da fonti rinnovabili. Il risultato? Una riduzione del 60% delle emissioni rispetto ai polimeri sintetici tradizionali, senza compromessi su flessibilità e durata.
L’Italia protagonista: il ruolo di Luxottica e del distretto bellunese
Nel cuore delle Dolomiti, a Agordo, si trova il fulcro pulsante dell’industria italiana dell’occhialeria: Luxottica, oggi parte del colosso EssilorLuxottica, è leader mondiale del settore. E proprio da qui arriva una delle spinte più strutturate verso la sostenibilità industriale, in termini sia di visione strategica che di investimenti operativi.
Tra le principali iniziative:
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Energie rinnovabili: nel 2023, EssilorLuxottica ha siglato un accordo con ERG SpA per la fornitura di energia eolica a lungo termine (PPA), coprendo il 70% del fabbisogno elettrico delle sedi italiane.
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Economia circolare: con il programma “Eyes on Circularity”, il gruppo ha avviato sistemi di raccolta degli scarti di acetato e plastica per rigenerazione, implementato la progettazione modulare per facilitare la riparazione e ridotto l’uso di imballaggi in plastica monouso.
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Tracciabilità e trasparenza: Luxottica è impegnata in sistemi avanzati di tracciamento dei materiali lungo tutta la filiera produttiva, con standard sempre più rigorosi in termini di certificazioni ambientali e sociali.
Anche altri brand del distretto veneto seguono il trend: marchi storici come De Rigo, Marcolin o Safilo stanno integrando pratiche green nei processi, sostenute da fondi PNRR e strategie di internazionalizzazione che premiano la sostenibilità come fattore competitivo.
Oltre il prodotto: processo, cultura, responsabilità
Rendere un occhiale “verde” non significa solo usare materiali sostenibili. Significa ripensare il sistema. Dalla progettazione alla fine del ciclo di vita, passando per il confezionamento, la logistica e la comunicazione, ogni fase può (e deve) essere migliorata. Le grandi aziende stanno investendo in:
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processi produttivi low-impact, con riciclo delle acque industriali, abbattimento delle emissioni, automazione e digitalizzazione per ottimizzare i consumi;
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servizi post-vendita e manutenzione, per allungare il ciclo di vita del prodotto, contrastando l’obsolescenza percepita e incoraggiando comportamenti più responsabili;
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iniziative sociali: Eco Eyewear, ad esempio, pianta un albero per ogni montatura venduta, mentre altri marchi finanziano campagne per la salute visiva in Paesi a basso reddito.
La trasparenza è ormai un obbligo: i consumatori vogliono sapere come e dove è fatto un prodotto, quali materiali contiene, se è stato prodotto in condizioni etiche. Certificazioni come ISO 14001, Carbon Neutral, B Corp o LCA (Life Cycle Assessment) stanno diventando la norma nel settore.
Un settore che si reinventa
La transizione ecologica dell’occhialeria non è solo un dovere morale: è una nuova opportunità industriale. Innovare per ridurre l’impatto ambientale non significa cedere su qualità o design — anzi, significa guadagnare in reputazione, longevità del brand e fedeltà dei consumatori.Come ha dimostrato la pandemia, l’industria italiana ha saputo rispondere con resilienza e velocità. Ora, con la sostenibilità al centro delle agende europee e globali, il settore ha tutte le carte per affermarsi come un modello di eccellenza manifatturiera capace di coniugare bellezza, ingegno e responsabilità.
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