Low-tech innovation: le lenti a contatto
Lenti a contatto: la rivoluzione invisibile che ha cambiato la visione del mondo
Lenti a contatto: dalla vetreria dell’Ottocento alla bioingegneria del XXI secolo: un’invenzione “low tech” che ha trasformato la correzione visiva
Le lenti a contatto rappresentano una “low tech invention” che ha trasformato la vita di milioni di persone, pur rimanendo in gran parte invisibile nella quotidianità. Spesso le innovazioni più significative sono anche le meno appariscenti e le lenti a contatto non fanno eccezione.
Sebbene oggi appaiano come oggetti di uso comune, la loro storia è un percorso affascinante che intreccia ingegno scientifico, perseveranza e progressi tecnologici distribuiti nell’arco di più di un secolo.
Le origini ottocentesche: i primi esperimenti
L’inizio della storia delle lenti a contatto si colloca ben prima di quanto si possa immaginare. Nel 1888, Adolf Eugen Fick, fisiologo tedesco di stanza a Zurigo, realizzò le prime lenti a contatto funzionali. I suoi dispositivi erano lenti sclerali afocali in vetro soffiato pesante, del diametro compreso tra i 18 e i 21 millimetri, che poggiavano sulla sclera — la parte meno sensibile dell’occhio — e non direttamente sulla cornea. Fick testò inizialmente le sue lenti su conigli, poi su sé stesso e infine su alcuni volontari umani, documentando meticolosamente i suoi esperimenti nel saggio “Contactbrille”, pubblicato nello stesso anno. Per rendere più confortevole l’uso, Fick riempiva lo spazio tra lente e cornea con una soluzione a base di destrosio, allo scopo di proteggere la superficie oculare e aumentare l’aderenza (Fick, 1888).
Materiali pionieristici e limiti funzionali
Queste prime lenti, seppur rivoluzionarie, erano tutt’altro che pratiche. Il vetro utilizzato le rendeva pesanti, fragili e difficili da indossare per lunghi periodi: il massimo tollerato erano solo poche ore consecutive. Inoltre, la mancanza di materiali permeabili all’ossigeno limitava l’apporto di nutrienti alla cornea, causando fastidio e rischio di ipossia corneale.
Nel corso dei decenni successivi, vari scienziati e ottici tentarono di migliorare questi dispositivi, ma fu solo nel XX secolo che si fecero passi avanti significativi, grazie allo sviluppo di nuovi materiali polimerici e alla miniaturizzazione delle lenti.
Il punto di svolta: le lenti corneali degli anni ’40
Il vero salto qualitativo avvenne nel 1949, con l’introduzione delle prime lenti “corneali”, che poggiavano direttamente sulla cornea piuttosto che sulla sclera. Queste nuove lenti erano più piccole, leggere e confortevoli, e potevano essere indossate per molte ore senza causare gravi effetti collaterali.
Questo progresso fu reso possibile grazie all’uso del polimetilmetacrilato (PMMA), un materiale plastico trasparente sviluppato durante la Seconda Guerra Mondiale, noto per la sua biocompatibilità e stabilità ottica.
Innovazione e diffusione nel secondo dopoguerra
Negli anni ’60 e ’70, la rivoluzione proseguì con l’invenzione delle lenti morbide da parte del chimico ceco Otto Wichterle, che utilizzò un polimero idrofilo — l’idrossietilmetacrilato (HEMA) — capace di assorbire l’acqua e offrire una maggiore tollerabilità per l’occhio umano. Questo materiale, ancora oggi usato, permise la diffusione commerciale su larga scala delle lenti morbide, rendendole un’alternativa popolare agli occhiali.
La ricerca odierna si concentra su lenti a contatto “intelligenti”, capaci di rilasciare farmaci, monitorare il glucosio lacrimale o addirittura migliorare la visione notturna, unendo la semplicità di un’invenzione centenaria con le promesse della tecnologia digitale (Ciolino et al., 2016).
Lente a contatto: low tech, high impact
Nonostante la loro apparente semplicità, le lenti a contatto sono un perfetto esempio di “low tech” che ha prodotto un impatto elevato. Il loro design non richiede energia elettrica, connessione digitale o complessi sistemi di controllo, ma risponde efficacemente a un’esigenza umana universale: vedere meglio. Hanno trasformato non solo la qualità della visione, ma anche il rapporto delle persone con la propria immagine e il mondo.
Da esperimenti ottocenteschi con vetro soffiato a strumenti biomedicali all’avanguardia, le lenti a contatto rappresentano l’evoluzione silenziosa ma costante di un’idea brillante. Una dimostrazione che la vera innovazione non sempre grida: a volte si posa delicatamente sull’occhio, invisibile e indispensabile.
fonti: Listverse I Ciorlino, J.B.
immagine di copertina:
autore: Barbara Marcotulli
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