Una fattoria italiana ricava biogas per auto dagli escrementi di mucca
Biogas, carburante per auto dagli escrementi del bestiame: sembra troppo bello per essere vero, ma da qualche tempo sta succedendo sul serio. Accade a Rivergaro, vicino a Piacenza, in Emilia Romagna, in un’azienda agricola chiamata Cascina Bosco Gerolo.
L’azienda conta 600 mucche e produce grandi quantità di latte (e relativi materiali di scarto). L’eclettismo del suo management, però, sta portando una interessante diversificazione della sua offerta: negli ultimi anni ha infatti avviato un progetto che le permette di produrre energia rinnovabile sotto forma di biogas, e di chiudere il cerchio di un’economia davvero sostenibile al 100%..
Perché è importante sfruttare il biogas
Secondo la Commissione europea, le emissioni di metano contribuiscono in modo massiccio al cambiamento climatico, e il settore zootecnico è un importante contributore. Questo gas serra ha più qualità di intrappolamento del calore rispetto all’anidride carbonica e negli ultimi 20 anni ha intrappolato 84 volte più calore rispetto alla CO2.
Nella conferenza delle Nazioni Unite sul clima COP26 a Glasgow, una coalizione di paesi aveva firmato il primo impegno globale a ridurre le emissioni di metano di almeno il 30% entro il 2030. Un obiettivo difficile eppure mai come ora necessario, considerando le difficoltà di approvvigionamento energetico determinate dalla situazione politica internazionale e dalla guerra in Ukraina.
Contenere le emissioni, ridurre gli sprechi e produrre energia sono una combinazione virtuosa che fa bene al futuro e proprio in Italia sembra essere nato un piccolo paradigma, capace di cambiare radicalmente l’approccio a questo tema.
Il carburante “da mucca a pompa”
In Emilia Romagna c’è una pompa di benzina dove tanti automobilisti fanno la fila, ogni giorno, per fare il pieno di biometano a un prezzo super scontato. L’azienda agricola Bosco Gerolo ha infatti inpiantanto nel suo perimetro anche il primo distributore di biometano a km0, che ricava dagli scarti della produzione di formaggi, yogurt, ricotta e latticini. E’ il risultato di un percorso nel quale l’agricoltura è stata coniugata all’energia, all’insegna dell’economia circolare. Senza sprechi di nessun tipo.
Le mucche dell’azienda, infatti, oltre al latte “producono” anche carburante, pulito a buon prezzo. Il loro biometano viene venduto al prezzo super competitivo di 1,19 euro al chilogrammo (attualmente il prezzo medio del metano auto oggi è di 1,534 €/kg, importo che varia notevolmente a seconda della regione presa in analisi).

Un perfetto esempio di economia circolare a km zero che coinvolge in modo attivo anche i consumatori che, oltre al latte e ai formaggi, possono anche fare il pieno e sentirsi parte di un progetto di “spreco zero” i cui vantaggi sono, davvero, per tutti e di tutti.
Come funziona la produzione di carburante “dalle mucche”
I liquami e il letame prodotti in stalla dalle mucche, dal cui allevamento nascono tutti i prodotti della fattoria, vengono mescolati a sottoprodotti agricoli, culture cosiddette “di secondo raccolto”, dalla paglia agli stocchi di mais, e messi a fermentare in un impianto che somiglia a una sorta di grande pentola a pressione, un digestore anaerobico.
Qui riposa per circa 30 giorni, per poi passare in un impianto di upgrading dove viene completamente purificato e stoccato in bombole che alimentano il distributore, capace produrre 86 mc/h di biometano mentre il digestato, gli scarti di questa lavorazione, viene usato per concimare i terreni.
Durante l’intero percorso di produzione, quindi, non si butta proprio nulla e tutto viene recuperato a nuovo uso
I punti di forza (molti) e debolezza (pochi)
Tra i punti di forza, sicuramente produrre una nuova risorsa da uno scarto di produzione è uno dei vantaggi principali: si ha modo di dare nuova vita ai reflui zootecnici generando non solo carburante ma anche digestato da utilizzare nei campi, con notevole abbattimento di costi aziendali e di impatto ambientale.
Ulteriore margine, almeno nel caso di Cascina Bosco Gerolo, deriva dall’aver convertito a questa tipologia di carburante tutti i mezzi agricoli ed alcuni camioncini per il trasporto dei prodotti lattiero-caseari, riuscendo ad autoprodursi tutto il necessario. Il prodotto che si ottiene è inoltre estremamente conveniente e si riesce a metterlo sul mercato ad un prezzo davvero concorrenziale, cosa non trascurabile!
Riguardo i contro, sicuramente il grande impegno soprattutto legato al distributore al pubblico, e l’iter di ottenimento dell’incentivo: il progetto dell’azienda, partito nel 2016, ha avuto le prime autorizzazioni solo nel 2018 ed ha potuto inaugurare l’impianto al pubblico, il distributore, soltanto nel 2022.
Le potenzialità di sviluppo
Resta che questa esperienza piacentina è un esempio di come, con lo sviluppo del biometano agricolo Made in Italy “dalla stalla alla strada”, sia possibile arrivare a produrre il 6% del fabbisogno di gas nazionale rispetto all’attuale 3% disponibile. Non male, vero? Un modello assolutamente da replicare ovunque sia possibile.
Con il Pnrr sono stati stanziati 1,9 miliardi di euro per gli impianti biogas e biometano, che attualmente sono oltre 2.000 in Italia, di cui l’80% in ambito agricolo, e che hanno già contribuito a creare 12mila posti di lavoro per investimenti pari a 4,5 miliardi di euro.
Con gli aumenti di elettricità e gas, la promozione di rete energetiche alternative rappresenterebbe un contributo determinante alla transizione green ma anche per contrastare l’aumento dei costi per famiglie e imprese. In questo senso l’agricoltura gioca un ruolo strategico. Partendo, ad esempio, dall’utilizzo degli scarti delle coltivazioni e degli allevamenti, è possibile arrivare alla realizzazione di impianti per la distribuzione del biometano a livello nazionale per alimentare le flotte del trasporto pubblico come autobus, camion e navi oltre alle stesse auto dei cittadini. In questo modo sarà possibile generare un ciclo virtuoso di gestione delle risorse, taglio degli sprechi, riduzione delle emissioni inquinanti, creazione di nuovi posti di lavoro e sviluppo della ricerca scientifica in materia di carburanti green.
E’ importante cogliere le opportunità che vengono dall’economia circolare dotando il Paese di una riserva energetica sostenibile attraverso una rete per il biometano, finanziando gli impianti che hanno presentato domanda al Gestore dei Servizi energetici (Gse) per favorire la transizione ecologica, trasformando gli sprechi in energia, e dicendo si al digestato come fertilizzante.
Una volta tanto “fare il pieno di escrementi” non significa essere sfortunati, anzi, ma indicare una via pulita ad un’economia più sana e rispettosa di persone e ambiente.
Azienda Agricola “Cascina Bosco Gerolo”
L’ azienda agricola nasce negli anni ’60 con l’affitto di pochi ettari di terreno coltivati a frumento, pomodoro e foraggere per l’allevamento delle vacche da latte. Nei primi anni ’90 con l’introduzione delle nuove politiche agricole comunitarie nasce l’esigenza di cambiare radicalmente l’orientamento dell’azienda. La nuova generazione decide così di costruire una stalla moderna e di ristrutturare i vecchi rustici trasformandoli in locali per la lavorazione del latte e per la vendita diretta dei formaggi. Inizia così a prendere forma “Cascina Bosco Gerolo”.

Nel 2000 nascono l’agriturismo e le “fattorie didattiche”, in uno spazio dedicato ai visitatori che possano realmente vedere l’attività quotidiana dell’azienda, che garantisce la genuinità dei suoi prodotti grazie all’attenzione nel seguire ogni fase di realizzazione.
Negli anni seguenti si lavora nella direzione della multifunzionalità, sviluppando sempre nuovi servizi per I clienti e allargando la gamma dei prodotti agricoli dell’azienda. Ora l’attenzione è concentrata verso il massimo della qualità da ottenersi grazie al meglio della tecnologia moderna e alle energie rinnovabili che, con processi all’avanguardia, permettono lavorazioni sostenibili e a basso impatto ambientale.
fonti: FuturoProssimo I Coldiretti
immagine di copertina: Jim Boyle via AZCentral
autrice: Barbara Marcotulli
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