il caffè che conosciamo è destinato a sparire, E’ allarme
Entro il 2050 circa il 50% delle terre coltivate a caffè potrebbero diventare inadatte alla coltivazione di questa pianta. Le alternative? Dalle tecnologie alimentari
In Italia il caffè è una delle routine più comuni ma il caffè è la bevanda con la quale tutto il mondo ha una relazione privilegiata. Nel 2023, si stimavano in oltre 2,5 miliardi i bevitori di caffè nel mondo. Di contro, c’erano circa 100 milioni di coltivazioni di caffè in tutto il mondo. La cosiddetta “Coffee Belt”, la cintura dei paesi localizzati soprattutto attorno all’equatore – Brasile, Vietnam, Colombia, Etiopia e persino parti dell’India – è la regione che produce alcuni dei caffè più conosciuti e più utilizzati al mondo. Le varietà più coltivate e vendute sono la Robusta e l’Arabica.
Sapevi che il caffè è una bevanda molto popolare anche in Australia, per esempio? Il caffè è diventato un’abitudine per cosi tante persone in tutto il mondo che in futuro non sarà più sostenibile produrlo.
Cambiamento climatico e impatto sulle coltivazioni
In tutto il mondo vengono consumate circa due miliardi di tazze di caffè al giorno. Un albero di caffè di qualità Arabica produce circa due chili di caffè ogni anno. Questo vuol dire che se una persona beve due tazze di caffè al giorno nel corso di un anno ha bisogno di tutta la produzione che viene da circa 20 alberi di caffè. Una produzione così massiccia però non può reggere al cambiamento climatico.
Secondo il Wall Street Journal, che ha pubblicato lo scorso maggio un interessante report sul tema, ci sono vari motivi per cui la produzione di caffè non riuscirà più a sostenere la domanda. Il principale però è il cambiamento climatico che entro il 2050 farà diventare inadatte circa il 50% delle terre su cui oggi si produce il caffè. In Brasile, uno dei maggiori produttori mondiali di caffè, questa percentuale potrebbe raggiungere l’88%. L’immagine sotto mostra molto chiaramente la timeline del rapporto tra clima e coltivazioni di caffè

Il cambiamento climatico influisce direttamente sul gusto, sull’aroma e persino sulla qualità alimentare del nostro caffè quotidiano.
Proprio a causa dello stress idrico, dell’aumento delle temperature e dell’anidride carbonica, la produzione del caffè è direttamente colpita, così come i coltivatori. Il caffè è una coltura sensibile e cresce nei climi più freddi dei paesi tropicali, ma entro il 2030 si prevede che gli stati meridionali dell’India vedranno un aumento della temperatura generale di 2 gradi Celsius.
Nel caso dei piccoli coltivatori di caffè in regioni come Wayanad, in India, gli agricoltori hanno già registrato perdite fino al 50% nella loro coltivazione di caffè durante l’anno.
Anche sotto il profilo economico lo scenario è drammatico: in India, Guatemala ed Etiopia, i piccoli coltivatori ricevono davvero poco per il caffè prodotto; il loro margine è davvero molto esiguo. Ciò che un coltivatore di caffè può ottenere per un raccolto di caffè in una piccola azienda agricola è la metà di quanto un individuo spende annualmente per il consumo di caffè.
Il numero di bevitori di caffè è in aumento, ma il raccolto è in declino. Come si può affrontare il problema?
Le alternative della scienza per salvaguardare il futuro del caffè
Agritech e intelligenza artificiale hanno già offerto maggiore potere agli agricoltori sia in Brasile e India. Ma le soluzioni potrebbero passare anche dall’introduzione sul mercato di bevande alternative, che del caffè ci restituiscano la sensazione, il gusto, l’esperienza senza, di fatto, contenerne.
Agritech e Intelligenza Artificiale
In India, i programmi governativi legati alla Blockchain e all’intelligenza artificiale hanno aiutato il mercato del caffè. Grazie alla AI i coltivatori possono comprendono con maggior efficacia il momento più adatto per l’irrigazione e la coltivazione, parametri che sono stati disturbati dagli effetti atmosferici del clima.
Il Coffee Board of India ha lanciato un mercato elettronico basato su blockchain per gli agricoltori che collega agricoltori, esportatori, stagionatori, torrefattori e acquirenti internazionali che possono unirsi e acquistare direttamente caffè biologico e di provenienza locale su un fronte globale.
Cosa berremo al posto del caffè
Il problema principale a questo punto diventa un altro: cosa berremo al posto del caffè? Le soluzioni sono molte e diverse:
- miscele che sostituiscano il caffè, come estratti provenienti da noccioli di datteri, ceci o scarti agricoli. Secondo alcuni, il sapore del caffè non arriva dal seme ma da tutto il processo di tostatura e l’esperienza che otteniamo dal caffè o dal cioccolato è in realtà guidata dal processo utilizzato per produrli. Se cosi è, eventuali miscele di diversa natura potrebbero comunque offrirci un’esperienza sensoriale di tutto rispetto
- bioreattori per la coltivazione di cellule vegetali in ambiente artificiale. Si tratta di una tecnologia già usata anche per coltivare piante a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. Il risultato? Una volta tostato il sapore dovrebbe essere indistinguibile dal caffè normale. Si apre però un ulteriore scenario legato ai costi di produzione – che aumenterebbero e che alzerebbero anche il prezzo al consumo. Il caffè è una bevanda estremamente popolare anche proprio per la sua accessibiità economica, sebbene negli ultimi anni l’attenzione si sia rivolta molto agli ‘specialty coffee’, selezioni e processi di filiera selezionati, che hanno un costo più elevato. oggi la maggior parte di noi può ancora permettersi una tazza di buon caffè a prescindere dal reddito, sarà cosi anche in futuro?
fonti: WSJ I Neeti Mahajan via Linkedin
immagine di copertina: Milo Miloezger via Unsplash
autrice: Barbara Marcotulli
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