Come recuperare l’oro dai RAEE grazie al formaggio
Il siero del formaggio contiene proteine utili a recuperare l’oro dai RAEE: un metodo ingegnoso e a basso costo per riciclare il prezioso metallo contenuto nei rifiuti elettronici
I dispositivi elettronici contengono sempre percentuali di metalli più o meno preziosi. L’oro è tra questi e, dato il suo alto valore, recuperarlo quando i dispositivi giungono a fine vita è una sfida di particolare interesse per le imprese. Vecchi smartphone e computer, infatti, sono una miniera di risorse che nessuno – o quasi – ricicla.
Un sottoprodotto dell’industria lattiero-casearia, il siero, potrebbe essere la soluzione per recuperare l’oro dai RAEE.
Cosa sono i RAEE
I RAEE, acronimo di “rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche”, sono tutti quegli oggetti che per funzionare dipendono dalla corrente elettrica collegati alla rete oppure alimentati da pile e batterie e di cui ci si vuole liberare perché non più funzionanti o obsoleti.
L’importanza di riciclare i RAEE e i loro componenti
Il riciclaggio dei rifiuti elettronici è importante per una serie di motivi:
- Riduce l’inquinamento: I rifiuti elettronici possono contenere sostanze tossiche, come piombo, mercurio e cadmio. Se non vengono smaltiti correttamente, queste sostanze possono contaminare l’acqua, il suolo e l’aria.
- Conserva le risorse naturali: I rifiuti elettronici possono contenere materiali preziosi, come rame, oro e argento. Il riciclo di questi materiali aiuta a conservare le risorse naturali e a ridurre l’estrazione mineraria.
- Risparmia energia: La produzione di nuovi prodotti elettronici richiede energia. Tutto ciò aiuta a ridurre la necessità di produrre nuovi prodotti, risparmiando energia.
I ricercatori: moderni alchimisti
Trasformare i materiali vili in oro era uno degli obiettivi degli alchimisti di un tempo. Ora il professor Raffaele Mezzenga, del Dipartimento di scienze e tecnologie sanitarie dell’ETH – Eidgenössische Technische Hochschule – di Zurigo ha realizzato qualcosa in questo senso. Naturalmente non ha trasformato un altro elemento chimico in oro, come cercavano di fare gli alchimisti, ma è riuscito a recuperare l’oro dai rifiuti elettronici utilizzando un sottoprodotto del processo di produzione del formaggio.
Come si recupera l’oro nei RAEE
l recupero dell’oro da rifiuti elettronici segue vari passaggi:
- I componenti elettronici vengono disassemblati, separati e ridotti in polvere
- Questa polvere viene poi sciolta in soluzioni acide, creando una soluzione di ioni di oro e altri metalli, come il rame e il piombo
- Materiali assorbenti selettivi per l’oro sono utilizzati per catturare gli ioni dalla soluzione
- Attraverso un processo di riduzione, chimico o termico, gli ioni di oro vengono trasformati in oro elementare, che viene poi separato in forma di pepite dal materiale assorbente utilizzato
L’innovazione che nasce dal formaggio
L’innovazione della quale parliamo interviene nello step 3: i metodi tradizionali di recupero utilizzano sostanze chimiche tossiche, che consumano anche molta energia. Il team di ricerca del prof. Raffaele Mezzenga, invece, ha creato una particolare spugna da impiegare in questa fase.
La spugna cosi prodotta deriva da una matrice proteica, ottenuta denaturando proteine del siero – un sottoprodotto del latte – per formare nanofibrille proteiche sotto forma di gel. Questo gel, una volta essiccato, viene usato per produrre la spugna, che si è rivelata molto efficace per recuperare l’oro dai RAEE, almeno nei test effettuati finora.
I test di laboratorio
La ricerca e i successivi esperimenti non potevano che accadere in Svizzera, che del formaggio è uno dei paesi-simbolo.
Il team del professor Raffaele Mezzenga dell’ETH Zurich, impegnato nella ricerca di tecniche per il recupero di metalli preziosi dai rifiuti elettronici, ha utilizzato la spugna per estrarre l’oro in modo efficiente dalle schede madri di 20 computer. Gli ioni d’oro si sono legati alle fibre proteiche derivate dal siero e, quando riscaldati, sono stati ridotti in scaglie. Queste ultime sono poi state fuse per ottenere un pepita d’oro da 450 milligrammi, composta dal 91% di oro e dal 9% di rame (pari a 22 carati).
Un processo pienamente sostenibile
La tecnologia sviluppata si è dimostrata valida e sostenibile anche economicamente, con costi di approvvigionamento ed energetici 50 volte inferiori al valore dell’oro recuperato.
Gli sviluppi futuri
Il prof. Mezzenga immagina ora ulteriori sviluppi della tecnologia per renderla pronta al salto commerciale.
Se i RAEE sono attualmente la tipologia di rifiuti sulla quale ci si sta concentrando, grazie all’alto volume di rifiuti disponibile, i ricercatori stanno comunque esplorando altre possibili fonti di oro di “seconda mano”, come i rifiuti industriali della produzione di microchip o dei processi di placcatura dell’oro.
Anche per le loro “spugne”, stanno cercando altri sottoprodotti ricchi di proteine o rifiuti dell’industria alimentare – ulteriori al formaggio, quindi – da cui ottenere le nanofibrille proteiche.
fonti: Rinnovabili.it I Messaggero I EHT
foto di copertina:
autrice: Barbara Marcotulli
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