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A Phoenix, in Arizona, è attivo un parco di 300 robotaxi a guida autonoma

La pandemia sembrava aver “parcheggiato” la ricerca sulle auto a guida autonoma. In realtà, il cambiamento nelle abitudini potrebbe invece imprimerle nuovo impulso

 

Negli ultimi anni, la ricerca del settore automotive (e non solo) riservata ai modelli di auto a guida autonoma e basati su modelli di apprendimento computazionale profondo ha aveva fatto passi da gigante. Nonostante alcuni clamorosi insuccessi (il cui clamore, peraltro, è scientificamente poco fondato, considerata l’ancora drammaticamenta alta percentuale di incidenti stradali cui sono soggetti veicoli tradizionali) l’Intelligenza Artificiale ha dimostrato di poter realizzare sistemi di percezione per esaminare l’ambiente intorno al veicolo e identificare oggetti come pedoni, veicoli e segnali stradali.

La sfida di Waymo One

A Phoenix, in Arizona, il progetto Waymo One ha inaugurato in ottobre il primo servizio per il pubblico, mettendo a disposizione oltre 300 auto a guida autonoma che raccolgono e lasciano i passeggeri senza un umano al volante. La società, nata da una costola del progetto Google Car e tuttora supportata da Alphabet, la società madre di Google, aveva inaugurato questo programma già nel maggio del 2019, proponendo inizialmente 10 veicoli attivi nella periferia del centro abitato statunitense.

 

 Photographer: Caitlin O’Hara/Bloomberg

Servizio aperto a tutti

Ora, la previsione è quella di offrire un servizio di ride hailing privo di assistenti umani (anche se ciò, almeno inizialmente, non riguarderà tutti i veicoli messi a disposizione ma soltanto una parte di essi) e, nel giro di qualche settimana, di consentire a tutte le persone situate entro un’area di 80 chilometri quadrati a Phoenix di accedere, tramite l’app dedicata, alle Chrysler Pacifica realizzate grazie ad una partnership con il gruppo FCA (ora Stellantis).

 

courtesy of Waymo One

Con il calo della domanda registrato nei mesi della pandemia del coronavirus, l’azienda intende peraltro intensificare l’attenzione sull’igiene a bordo dei propri veicoli, monitorandoli da remoto per verificare che i passeggeri osservino tutte le norme di sicurezza in vigore, garantendo, al tempo stesso, una regolare attività di igienizzazione degli abitacoli. Una scelta che potrebbe incontrare a metà strada la riluttanza delle persone a servirsi del trasporto pubblico e la scelta di non sostenere più i costi di un’auto privata che grazie allo smart working si è iniziato ad utilizzare molto meno (a fronte di costi fissi che, però, sono rimasti invariati).


 

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