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11 invenzioni che dobbiamo alla Prima Guerra MondialE

Uno dei momenti più neri della Storia moderna è servito a lanciare alcuni oggetti di cui oggi non potremmo fare a meno Dalle cerniere lampo alle bustine di tè, ecco i lampi di genio nati in occasione della Grande Guerra

 

La necessità è la madre dell’ingegno, si dice. Un bisogno o un problema stimolano gli sforzi creativi per soddisfarlo o risolverlo.

E’ una citazione dalla “Repubblica” del filosofo greco Platone, e mai affermazione fu più calzante in guerra. Mentre il mondo sprofondava nell’abisso della Prima Guerra Mondiale (1914-1918), l’ingegno umano continuava a brillare anche nei momenti più bui. Paradossalmente, uno dei periodi più tragici della storia contemporanea ha dato vita a innovazioni che avrebbero cambiato per sempre la vita quotidiana nei decenni successivi.

La Grande Guerra non fu solo trincee e battaglie, ma anche un immenso laboratorio dove l’urgenza di risolvere problemi pratici spinse scienziati, inventori e persone comuni a sviluppare soluzioni creative. Dalle cerniere lampo alle bustine di tè, molti oggetti che oggi diamo per scontati nacquero proprio durante quel conflitto che costò la vita a milioni di persone.

Questo articolo esplora alcune invenzioni sorprendenti che, nate dall’esigenza bellica, sono diventate parte integrante del nostro quotidiano, testimoniando come anche nei momenti più neri della storia, la creatività umana riesca a trovare sentieri inaspettati verso il progresso.

L’acciaio inossidabile

L’invenzione del metallo più comunemente usato, che non si ossida né corrode, si deve a un ingegnere di Sheffield, Harry Brearley, che lavorava a servizio dell’esercito inglese: le armi d’artiglieria erano deformate dal calore e dall’attritto dei proiettili e serviva un materiale più resistente.
Brearley provò ad aggiungere cromo all’acciaio, ma non soddisfatto dei suoi esperimenti gettò alcuni prototipi del nuovo metallo in una pila di rifiuti nel suo cortile. Dopo alcuni giorni si accorse che i pezzi con l’aggiunta di cromo non si erano arrugginiti: aveva appena scoperto il segreto dell’acciaio inossidabile, che dopo la guerra trovò i suoi impieghi più vasti nell’industria delle posate e degli strumenti chirurgici.

La chiusura lampo

Tentativi di trovare un meccanismo adatto a chiudere in modo veloce e preciso due lembi di tessuto furono effettuati lungo tutto il 19esimo secolo, ma fu Gideon Sundbäck, ingegnere svedese trasferitosi negli USA, che perfezionò la cerniera zip, aumentandone i “dentini” di legatura. Il nuovo meccanismo fu largamente impiegato nelle uniformi e negli stivali dell’esercito americano, ma fu solo negli anni ’30 che si diffuse nell’industria dell’abbigliamento.

Le lampade a ultravioletti

Nell’inverno 1918, circa la metà dei bambini di Berlino soffriva di rachitismo, una malattia caratterizzata dall’indebolimento delle ossa causata in parte dalla mancanza di un’alimentazione adeguata in tempo di guerra. Kurt Huldschinsky, un medico della città, notò che i piccoli erano anche molto pallidi e decise di sottoporre quattro di loro a irradiazione di raggi ultravioletti sotto speciali lampade in via sperimentale.
Dopo qualche tempo si accorse che le ossa dei pazienti si erano fortificate, e in città scattò una vera e propria corsa alle lampade (si narra anche di lampioni divelti a Dresda e riutilizzati come fonti di luce). Solo in seguito si sarebbe scoperto che la vitamina D è fondamentale per una corretta crescita delle ossa, e che è necessario assumerla con l’alimentazione. La luce ultravioletta contribuisce a questo processo.

Il Pilates

Joseph Hubertus Pilates, un bodybuilder tedesco che lavorava come artista circense e pugile in Gran Bretagna, fu internato come “nemico straniero” nell’Isola di Man dopo lo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Da bambino fragile, Pilates si era dedicato al bodybuilding, alle arti marziali e allo yoga per sviluppare la sua forza. Durante i suoi più di tre anni nel campo di internamento, Pilates sviluppò un regime di rafforzamento muscolare attraverso stretching lento e preciso e movimenti fisici, che chiamò “Contrology”. Aiutò ulteriormente la riabilitazione degli internati costretti a letto, adattando molle e cinghie agli schienali e ai piedistalli dei letti per l’allenamento con la resistenza. Nel 1925, aprì uno studio di esercizi a New York City che insegnava tecniche di fitness che avrebbero poi portato il suo cognome.

Gli assorbenti igienici

Già prima della guerra la Kimberly-Clark, una piccola azienda statunitense, aveva scoperto, durante un viaggio tra le cartiere di Germania, Austria e Scandinavia, un materiale cinque volte più assorbente del cotone e molto più economico da produrre. Il nuovo tessuto, ribattezzato Cellucotton, fu esportato negli USA e utilizzato per produrre bende chirurgiche per gli ospedali da campo di guerra.
Ma le infermiere che vi lavoravano scoprirono anche un secondo uso del materiale e iniziarono a usare i ritagli avanzati come assorbenti. Al termine del conflitto il business dei tessuti chirurgici cessò e l’azienda riconvertì la sua attività iniziando a produrre il suo marchio di maggior successo: Kotex, venduto per la prima volta al pubblico nel 1920.

I Kleenex

Vendere gli assorbenti a un pubblico femminile non si rivelò una sfida facile: le donne si vergognavano ad acquistarli in farmacia, da commessi maschi, al punto che la Kimberly-Clark dovette chiedere ai negozianti di lasciare che li si potesse acquistare in modo più discreto, semplicemente lasciando il denaro in una scatola.
L’azienda cercò allora nuovi usi per il Cellucotton e nel 1920 un dipendente scoprì che stirando i fogli di cellulosa si ricavava un materiale talmente liscio e delicato da essere utilizzato sul viso. Nel 1924 nascevano così i primi fazzoletti di carta, i “Kleenex”, finalmente usa e getta (e molto più igienici).

L’orologio da polso

L’orologio da polso non venne inventato durante la Prima Guerra Mondiale, ma fu nel corso del conflitto che divenne fondamentale. Gli eserciti e gli aviatori avevano bisogno di coordinare le loro azioni – in particolare, la fanteria doveva coordinarsi con l’artiglieria, per evitare di sparare sui propri compagni – ma al contempo di avere le mani libere. La soluzione fu quella di avere un orologio che si potesse legare all’avambraccio: si stima che nel 1916 ce l’avesse al polso un soldato su quattro.

Il the in bustine

La tradizione vuole che le prime bustine di tè siano nate, quasi per caso, nel 1908, prima dello scoppio della guerra. Un commerciante di tè statunitense prese a vendere le foglie ai clienti in piccole bustine, e una di queste finì nell’acqua bollente: da qui si iniziò a usarle in infusione. Durante il conflitto una compagnia tedesca, la Teekanne, sfruttò l’idea creando bustine destinate alle truppe in guerra, ribattezzate le “bombe tè”.

L’ora legale

L’idea di spostare avanti le lancette all’arrivo della primavera, per sfruttare al meglio la luce solare del mattino e risparmiare candele alla sera, era già stata avanzata nel 1784 da Benjamin Franklin, ma fu solo durante il primo conflitto mondiale che fu adottata.
A causa della scarsità di carbone, le autorità tedesche decisero di avanzare orario per risparmiare su illuminazione e riscaldamento: alle 23:00 del 30 aprile 1916, le lancette dell’orologio furono spostate avanti di un’ora. Tre settimane dopo anche la Gran Bretagna adottò l’ora legale, e così fecero anche Europa e Stati Uniti. A guerra finita la soluzione fu abbandonata, per poi essere sposata di nuovo successivamente.

Le salsicce di soia 

I vegetariani di tutto il mondo devono essere grati a Konrad Adenauer, sindaco di Colonia durante la Prima Guerra Mondiale (poi cancelliere tedesco) che, in un periodo di carenza di carne dovuto agli embarghi britannici trovò il modo di produrre salsicce a base di soia. L’idea – per quanto geniale e sana – fu tuttavia snobbata dall’ufficio brevetti tedesco: non si poteva chiamare “salsiccia” qualcosa che carne non era. Ironia della forza, ebbe invece molto successo tra i suoi nemici, in Gran Bretagna, dove le salsicce di soia ottennero il brevetto nel 1918.

I droni

Nel 1918 fu testato con successo l’impiego di un siluro aereo senza pilota che poteva colpire un obiettivo a una distanza di 75 miglia. Lanciato tramite un sistema di carrello e binari, il “Kettering Bug” era composto da una fusoliera in cartapesta e ali di cartone. Per la guida, si basava su un barometro e un giroscopio. La guerra finì prima che potesse essere pronto per il combattimento ma le basi per la nascita dei droni erano ormai gettate.

fonti: History.com

immagine di copertina: Minimalist Quotes

autrice: Barbara Marcotulli


 

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