La viticoltura sta passando all’Internet of Things e i risultati sono eccellenti
Il consumo di vino è in crescita, ma il volto dell’industria della viticoltura sta cambiando, afferma l’Organizzazione internazionale dela vigna e del vino (OIV). Il vino sta trovando nuovi clienti in grandi paesi come il Brasile, e tra le generazioni più giovani. E i vignaioli europei subiscono la sfida di nuovi produttori in Cina e in Canada.
Parliamo di un settore che dovrebbe valere 4,2 miliardi di dollari entro il 2022, secondo gli analisti di Mordor Intelligence, perciò non sorprende che i produttori di vino si stiano rivolgendo alla tecnologia per migliorare la produzione e aumentare le quote di mercato.
La maggior parte dei vigneti traccia i dati, ma gran parte della raccolta è ancora manuale e l’analisi richiede molto lavoro. L’IoT – Internet of Things ha il potere di fornire dati di intelligence in modo semplice e rapido per migliorare la pianificazione e la sostenibilità dei vigneti.
Nel terreno vengono collocati sensori wireless che monitorano la salute e le condizioni delle viti. Questi sensori funzionano a batteria o tramite dispositivi di raccolta dell’energia, come i pannelli solari. Nei casi più sofisticati (come in quello di San Marzano Wines, in Italia) si tratta proprio di foglie artificiali e radici artificiali – sensori tecnologici – per monitorare in tempo reale lo stato di salute del vigneto, le esigenze fisiologiche, lo stress delle piante, le necessità di irrigazione.
Vigneto in cloud con i dati in tempo reale
In alcuni luoghi la sperimentazione di IoT in viticoltura è già cominciata. Lo Château Kefraya, nella Bekaa Valley in Libano, ad esempio, sta testando le applicazioni e i sensori IoT di Libatel in tutta la tenuta per raccogliere dati preziosi, tra cui la temperatura del suolo e dell’acqua e l’umidità. Questo consente già oggi grandi risparmi in termini di tempo e lavoro.
Quattro vigneti nella valle della Mosella, in Germania, stanno sperimentando TracoVino, una soluzione IoT progettata per monitorare da remoto i vigneti. Una piattaforma di sensori ad energia solare e una piattaforma di controllo misurano le variabili meteorologiche e l’intensità solare insieme all’umidità delle foglie di vite e al ph del terreno. L’enologo riceve avvisi e analisi predittive che possono aiutarlo a determinare i tempi ottimali per le attività di routine come i trattamenti in vigneto.
In Canada, dove la viticoltura sta attraversando un periodo di crescita che contribuisce per circa 8 miliardi di dollari all’economia del paese, secondo la Canadian Vintners Association, i viticoltori stanno esplorando soluzioni IoT che possono aiutarli a gestire condizioni atmosferiche inaspettate con un impatto diretto su qualità e resa del loro raccolto. Bell, BeWhere e Huawei hanno implementato un sistema IoT automatizzato nel vigneto Henry of Pelham a St Catherins, in Ontario. La cantina ha collocato una serie di sensori wireless ambientali collegati a una rete LTE-M per monitorare le viti. I dati raccolti consentono di intervenire immediatamente sui cambiamenti di temperatura, come ad esempio accendendo ventilatori antigelo.
Non sono solo i vigneti a beneficiare dei dati provenienti dall’IoT. I sensori collegati a IoT possono anche aiutare nel processo di vinificazione, ad esempio monitorando la fermentazione, con il risultato ultimo di produrre vini migliori. In Francia, per esempio, il barone Philippe de Rothschild, ad esempio, sta sperimentando un robot presso il suo Château Clerc Milon per aiutare nella coltivazione del suolo e per diserbare le viti. Oltre a ridurre i compiti più faticosi, consentirà di limitare l’uso di combustibili fossili nei vigneti.
Il robot di Château Clerc Milon, battezzato Ted, è il primo di una generazione di nuove entusiasmanti tecnologie che vedremo impiegate in futuro sui vigneti ad alta densità.
E in Italia?
A San Marzano, in Puglia, il vigneto è stato dotato di sensori che continuamente rilevano e inviano dati ad una stazione centrale che a sua volta memorizza in cloud ed elabora informazioni per l’agronomo grazie a “piante spia”
Queste “piante spia” dotate di sensori di bagnatura fogliare e di suolo, disposti a due profondità definite, mimano il comportamento di una pianta e inviano i parametri a una stazione centrale, che a sua volta rileva altri input (radiazione solare, umidità fogliare, velocità e direzione del vento, mm di pioggia, temperatura) ed elabora un report. Accedendo il cloud dallo smartphone mentre gira per le campagne, l’agronomo ha dunque in tempo reale un quadro articolato di probabilità/rischio di infezione da patogeni, condizioni idriche e termiche del suolo relazionate al fabbisogno idrico reale del vigneto.
Nuove professionalità in vigneto
L’utilizzo di nuove tecnologie porta a una domanda crescente di professionisti in grado di interpretare i vantaggi dell’IoT. «Necessariamente la formazione continua, la voglia di innovarsi e la ricerca di nove professionalità e talenti sono elementi fondamentali in un produzione di livello», segnala Galiotta di San Marzano Wines
Un passaggio fondamentale considerato che attualmente il progetto relativo alla “precison farming” – o meglio alla “smart viticulture” – portato avanti dal collettivo San Marzano Wines a Masseria Samia, che ha rappresentato il “testbed” di queste innovazioni – prevede un programma di attività di ricerca con l’università. L’azienda ha comunque già stilato un piano operativo che coinvolgerà tutti i soci al fine di estendere e mettere a disposizione di tutti queste tecnologie.
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fonti: IlSole24Ore I SMAU I Vigne Vini e Qualità