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Kong, la startup fondata da italiani che vale 1,4 miliardi di dollari

kong ha appena chiuso un round da 100 milioni, che porta la sua valutazione a 1,4 miliardi di dollari

La startup italiana partita da un garage a Milano è ormai un “unicorno”

Come ogni anno, anche nel 2019 la prestigiosa rivista Forbes, specializzata in business, individuava le 25 startup con concrete probabilità di raggiungere valutazioni superiore al miliardo di dollari, i cosiddetti “unicorni”. Nella lista era finita anche Kong, fondata dai due italiani Augusto Marietti e Marco Palladino.

Che infatti, recentemente, ha chiuso un nuovo round da 100 milioni che ne ha portato la valutazione ben oltre il miliardo di dollari e l’ha consacrata “unicorno”.

 

Augusto Marietti e Marco Palladino, co-fondatori di Kong

Fondata dagli italiani Marco Palladino e Augusto Marietti, Kong è ormai una realtà di assoluto primo piano. Kong vende una tecnologia per gestire le cosiddette API – Application Programming Interface, ovvero l’infrastruttura digitale che permette ai device di aprire le app. Oggi dà lavoro a 180 dipendenti e ha sedi negli Stati Uniti, a Londra, in Messico e Singapore.

Marietti e Palladino avevano provato già provato a lanciare la loro idea di business anche a Milano nel 2008 ma senza ottenere finanziamenti. Il nostro paese si era dimostrato piuttosto restio ad offrire fiducia a due giovanissimi; men che meno, ad investire nella loro idea poco più che qualche migliaio di euro.

Dal loro arrivo in America, nel 2011, Kong ha raccolto finanziamenti da investitori di primissimo piano. Tra i loro sostenitori c’è il fondatore di Amazon Jeff Bezos, l’AD di Google Eric Schmidt, Marc Andreessen di Netscape e Mike Volpi di Index Ventures.

L’incontro che cambia tutto è quello con Travis Kalanick, allora un filantropo, poi Ceo di Uber, che ospita gratis i giovani che partecipano alla conferenza Techcrunch. A patto però che abbiano un’idea e siano senza soldi. Lì incontrano i primi tre dipendenti (early employees) di Youtube che offrono loro 51mila dollari. Altri 50 mila arrivano da
Massimo Sgrelli, super venture capitalist in California. Tra i primissimi investitori anche Fabrizio Capobianco, imprenditore italiano in Silicon Valley («volevo dare una mano a degli italiani giovani. Non ho mai fatto angel investing con l’idea di guadagnarci, ma per aiutare i ragazzi. Li vedi, ti rivedi giovane e pensi: “se avessi avuto io un investitore cosi—“»)
 

Logo kong

 

Kong ha penetrato con successo il mercato enterprise, con oltre 130 clienti tra cui SoulCycle, Yahoo Japan e WeWork.
Una bella storia di successo che, però, è arrivato all’estero. Molto si muove sulla scena startup italiana ma il nostro Paese non è ancora sufficientemente maturo, forse, per permettere la crescita di altri unicorni. Non subito, almeno. Confidiamo nei molti progetti in cantiere in questo periodo.
 
fonti: Forbes I Businessonline

 

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