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Transizione energetica, a che punto siamo?

La transizione energetica è fondamentale per il nostro futuro 

Cresce la produzione energetica rinnovabile, mentre aumentano investimenti e occupazione e i costi dell’energia pulita si riducono. Ma per raggiungere le zero emissioni nette è necessaria una trasformazione completa.

 

La Conferenza ONU sui cambiamenti climatici e il consesso scientifico hanno parlato chiaro: per scongiurare gli effetti peggiori della crisi climatica, l’aumento della temperatura mondiale dovrà essere mantenuto entro 1,5-2°C rispetto ai livelli pre-industriali. Come? Decarbonizzando l’intera economia globale entro la metà di questo secolo. Ed è questa la miccia ufficiale che, nel 2015, ha innescato le prime grandi promesse di transizione energetica. Un impegno più o meno condiviso per sostituire i tradizionali combustibili fossili con fonti pulite e rinnovabili. 

Per capire a che punto è la transizione energetica e quali benefici ha apportato finora, l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) ha pubblicato il Global Energy Transitions Stocktake, un inventario digitale in continuo aggiornamento dei dati e le analisi più recenti sul tema. Compresi quelli dedicati agli sviluppi tecnologici, ai finanziamenti del settore energetico, all’accesso all’energia e all’occupazione.

Uno scenario in rapida evoluzione

Quello che ne emerge è un quadro in rapido divenire. Gli investimenti internazionali nell’energia pulita sono aumentati del 40% dal 2020 a oggi. Per la precisione dall’inizio della pandemia di Covid-19, i governi hanno sborsato globalmente oltre 1.300 miliardi in sostegni agli investimenti “green”. 

Questa cifra senza precedenti ha portato ad una crescita record anche delle installazioni. Solo lo scorso anno il mondo ha messo in esercizio 510 GW di nuovi impianti rinnovabili, facendo salire la capacità totale cumulata a quota 3.700 GW. Anche il numero di progetti pianificati per la produzione di idrogeno a basse emissioni sta evolvendo rapidamente. Al punto che la IEA ritiene possibile che la produzione annuale del vettore passi da meno di 1 Mt nel 2022 a 38 Mt nel 2030 (nella versione low carbon). 

Di pari passo si sta espandendo la capacità manifatturiera dei componenti chiave del nuovo sistema, tra cui moduli fotovoltaici e batterie per veicoli elettrici.

Dietro questo trend vi è in primis la necessità di ridurre le emissioni climalteranti e inquinanti. Oggi, la temperatura media globale del pianeta è già di circa 1,2 °C al di sopra dei livelli preindustriali; un surriscaldamento che è già stato associato all’intensificarsi e al prolungarsi delle ondate di calore e altri eventi meteorologici estremi. Il settore energetico ha grandi responsabilità sotto il profilo emissivo ma è anche la fonte principale dell’inquinamento atmosferico, a sua volta responsabile di oltre 6 milioni di morti premature all’anno.

Ma a far avanzare la transizione energetica vi sono anche ragioni economiche e di sicurezza

La crisi dell’energia scoppiata nel 2022 in seguito alla guerra russa in Ucraina, ha reso ancor più evidente la necessità di smarcarsi dalle fonti fossili, soprattutto per i paesi importatori di gas e petrolio. Sia per una questione di dipendenza dall’estero (con tutte le criticità annesse in caso di interruzione delle forniture o ridotte offerte), sia per tutelare al meglio i propri cittadini.

Nello stesso anno, infatti, i rincari nei prezzi delle commodity energetiche (iniziati in realtà già nel 2021 con la ripresa dai lockdown) si sono abbattuti su famiglie e imprese con effetti sensibili. A livello globale i consumatori hanno speso quasi 10mila miliardi di dollari in energia nel 2022 – una media di oltre 1.200 dollari a persona. Si tratta di quasi il 20% in più rispetto alla media dei cinque anni precedenti.

I vantaggi della transizione energetica

Puntare sulla transizione energetica significa poter sfruttare le risorse locali, diminuendo la dipendenza dalle importazioni. Ma significa anche contare su fonti molto più economiche. In particolare l’eolico e il fotovoltaico rappresentano oggi le opzioni più convenienti per la nuova potenza elettrica installata su grande scala. Una delle metriche finanziarie con cui valutare questo trend è il costo livellato dell’energia o LCOE per usare l’acronimo inglese. Gli ultimi dati di settori mostrano come l’eolico a terra e il fotovoltaico su scala utility abbiano in assoluto l’LCOE più basso tra tutte le tecnologie di produzione elettrica. Battendo di misura anche gli impianti a gas a ciclo combinato. 

Transizione energetica significa anche nuova occupazione.  Il 2023 ha assistito al più grande aumento di sempre nei posti di lavoro del settore delle rinnovabili. Dai 13,7 milioni del 2022 ai 16,2 milioni, secondo il Renewable Energy and Jobs – Annual Review 2024. Il report pubblicato a settembre 2024 dall’International Renewable Energy Agency (IRENA) e dall’International Labour Organization (ILO) mostra un incremento del 18% anno su anno, chiaro riflesso della crescita delle capacità produttiva, insieme a una continua espansione del segmento manifatturiero.

In generale si tratta del più grande “cambiamento energetico” mai registrato nella storia recente dell’umanità, ma la IEA avverte: gli attuali tassi trasformativi non sono ancora in linea con gli obiettivi climatici.

“Per raggiungere le emissioni nette zero è necessaria una trasformazione completa del modo in cui alimentiamo le nostre vite quotidiane e l’economia globale”, spiega l’Agenzia. Ciò “rappresenta la migliore possibilità al mondo di evitare i peggiori effetti del cambiamento climatico e richiede di accelerare il passaggio a fonti di energia non emissive, come l’eolico e il solare, aumentare l’efficienza energetica, elettrificare trasporti, industria ed edifici, espandere l’uso di idrogeno pulito e altri combustibili a basse emissioni e investire in tecnologie di riduzione delle emissioni, comprese le tecnologie a emissioni negative”.

fonti: IEA I IRENA

immagine di copertina: Jason Mavrommatis via Unsplash

autore: Redazione Rinnovabili


 

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