Acquaponica: Dalla “CELLULA DELLA VITA”, PESCI E VERDURE ANCHE PER LE ZONE DISAGIATE
Il progetto di acquaponica “Celavie”, nato dalla collaborazione tra Italia e Tunisia, è in fase di prototipazione a Palermo e a Sfax
Acquaponica e tecnologia. Coltura fuori suolo a base di acqua e innovazione. Per portare verdura e pesci dove scarseggiano le risorse o dove le risorse mancano proprio, in aree desertiche o anche in zone colpite da sismi e alluvioni o isolate da frane.
È sufficiente un container di sei metri per tre per il progetto Celavie, Cellula della vita, una capsula con un sistema “a circuito chiuso” (elemento determinante) fuori suolo per la produzione sia vegetale che acquatica. “L’acquaponica è un mix virtuoso di acquacoltura, allevamento dei pesci e idroponica, e per la coltivazione delle piante senza terra.
È un mix virtuoso perché lavorando insieme su coltivazione e allevamento si risolvono i problemi sia dell’acquacoltura che dell’idroponica” ha spiegato Mario Brignone, 63 anni di Verbania, sul Lago Maggiore. Dirigente della Pubblica Amministrazione fino al 2020 ed esperto di acquaponica (sul tema ha messo su un portale, che è diventato un riferimento per il settore).
La prototipazione
Il progetto Cellula della Vita è nato dalla collaborazione tra Italia e Tunisia ed è una sorta di vivaio portatile sperimentale ideato attraverso il progetto Celavie, finanziato dall’Unione europea all’interno del Programma di cooperazione transfrontaliera Italia-Tunisia 2014-2020 e attuato dal Coreras (Consorzio regionale per la ricerca applicata e la sperimentazione), ente capofila, insieme con l’Université de Sfax, il Consiglio nazionale delle ricerche CNR (presente con i propri istituti Ias, Ibbr e IsMed), la Green Future Srl, l’Union tunisienne de l’agriculture et de la pêche (Utap) e l’Association de la continuité des générations (Agc). Chiusa la fase della progettazione, la Cellula della Vita è in fase di prototipazione a Palermo, nella sede di Green Future, e a Sfax, nella cittadella universitaria. “È un progetto estremamente interessante di cooperazione transfrontaliera che ha però bisogno di essere sostenuto da grandi competenze tecnologiche per poter funzionare”.
La struttura interna
Il progetto prevede la collocazione in basso delle vasche per gli organismi acquatici (la sperimentazione inizierà con i crostacei, poi si passerà ai pesci). Nella fattoria verticale a terrazze posta al di sopra, speciali luci a LED simuleranno i fotoperiodi per la crescita delle piantine, simulando l’alternarsi delle stagioni.
L’impatto ambientale
La Cellula della Vita avrà un impatto ambientale nullo, perché in grado di autoprodurre da fonti rinnovabili l’energia necessaria al proprio funzionamento e perché l’acquaponica, oltre a minimizzare il consumo di acqua e suolo, non richiede l’uso di pesticidi. “È sufficiente avere acqua di qualità, anche poca, perché è in ricircolo (c’è un risparmio del 90% rispetto alla colture tradizionali), avere un pompa (alimentata da un pannello solare)”. Inoltre per la costruzione di strutture di questo tipo “si possono utilizzare anche materiali di recupero”.
Anche in contesti difficili
Essendo del tutto autonoma e prestandosi a qualsiasi configurazione, la Cellula della vita potrà essere installata e messa in funzione in qualsiasi luogo e contesto ambientale. Mario Brignone racconta che ha scoperto così l’acquaponica. “Un giorno mi sono imbattuto in una copertina del Time con Will Allen, un giocatore di basket, individuato tra le 100 persone più influenti d’America, perché aveva messo su un’associazione in cui insegnava a produrre il cibo in casa”. In che modo? “Grazie all’acquaponica insegnava alle famiglie povere di Chicago a produrre e cucinare pesci e verdure”.
Cibo a chilometro zero
Dunque la Cellula della Vita potrà essere utilizzata come fonte di cibo a chilometri zero per piccole comunità in zone difficili da rifornire, oppure dove scarseggiano risorse idriche, suolo coltivabile e mezzi, o per sostenere attività agricole o di acquacoltura, o ancora per il ripopolamento degli invasi, per esempio quelli utilizzati per la pesca sportiva, oppure in situazioni di estrema emergenza, per esempio paesi isolati a causa di frane o terremoti, e poi anche per scopi didattici. “Illuminante è un manuale della FAO sull’acquaponica” ricorda Brignone.
Economia Circolare
Se immaginiamo lo scenario di una popolazione mondiale vicina ai 9 miliardi di persone entro il 2050 con una disponibilità di suoli fertili sempre più ridotta, sarà necessario pensare al passaggio da sistemi produttivi intensivi a tecniche conservative in grado di ottimizzare l’uso delle risorse per rendere i processi produttivi efficienti e sostenibili. Lo scenario è quello della transizione verso l’economia circolare, dove l’acquaponica è considerata tra le soluzioni più promettenti, e dove ancora potrebbe trovare un luogo adatto di sviluppo proprio la Cellula della Vita.
fonti: projetcelavie.eu I akuadulza.it
foto di copertina: projetcelavie.eu
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