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Un’équipe di astrofisici ha ricostruito un’enorme mappa tridimensionale dell’Universo

Per mettere insieme tutte le immagini che la compongono ci sono voluti vent’anni

 

4 milioni di galassie, che comprendono svariati miliardi di stelle, quasar, pulsar, buchi neri, sistemi solari lontanissimi e chi più ne ha più ne metta. C’è di tutto nella mappa dell’Universo appena messa a punto da un’équipe di scienziati affiliati a oltre 30 istituzioni di tutto il mondo: si tratta infatti della mappa più grande e dettagliata mai realizzata finora, il cui completamento ha coronato uno sforzo iniziato ben vent’anni fa.

Mappa 3D dell'universo
Gli scienziati hanno disegnato la più grande mappa 3D dell’Universo

La mappa colma un buco evolutivo di 11 miliardi di anni e scova anche numerose discrepanze nella costante di Hubble.

Le scoperte

La mappa e’ stata costruita sondando punto per punto milioni di galassie e quasar, cioè nuclei galattici attivi, con tutto il loro contenuto. L’occasione è stata ovviamente utile per tornare a tracciare le fasi evolutive dell’universo e approfondire la cosiddetta costante di Hubble, che consente di calcolare l’età dell’universo, la sua velocità di espansione e la distanza fra galassie ma nella quale sono state individuate molte discrepanze.

I motivi? Forse l’energia oscura o una qualche materia che non riusciamo a cogliere con i principi attuali ma che ha un determinato momento ha iniziato a far pesare la sua eredità. Come se non bastasse, per rendere i calcoli un po’ più complessi, sembra che l’attuale tasso di espansione dell’universo sia inferiore di circa il 10% rispetto al valore rinvenuto dalle distanze delle galassie vicine. Insomma, il parametro di Hubble è la costante più variabile che esista.

 

Mappa 3D dell'universo
Eva-Maria Mueller (Oxford University) and the SDSS Collaboration

 

“Nella mappa sono racchiuse le misure più accurate dell’espansione dell’universo su tempi molto lunghi, i più lunghi mai analizzati finora”. Si vedono anche i filamenti di materia e dei grandi vuoti attraverso i quali tornare indietro nel tempo per comprendere la struttura dell’universo ai suoi primi vagiti, più o meno quando aveva appena 300mila anni. Fra l’altro, gli astrofisici hanno anche osservato come, a un certo momento corrispondente a circa 6 miliardi di anni fa, l’espansione abbia subito una certa accelerazione e da allora abbia continuato a farsi più rapida.

“Conosciamo abbastanza bene l’antica storia dell’universo e la sua recente storia di espansione, ma c’è un divario problematico nel mezzo di 11 miliardi di anni”, ha spiegato il cosmologo Kyle Dawson dell’università dello Utah, alla guida del team di scienziati. Un risultato essenziale, visto che l’universo ha più o meno 14,5 miliardi di anni (a proposito, la stima è stata da poco confermata).

La ricerca non si ferma

“Per cinque anni abbiamo lavorato per colmare questa lacuna e stiamo usando quelle informazioni per fornire alcuni dei più sostanziali progressi della cosmologia nell’ultimo decennio”. I dati e i risultati, cioè le misurazioni dettagliate di oltre due milioni fra galassie, col loro prezioso contenuto di miliardi di stelle, quasar, pulsar, buchi neri e sistemi solari distanti milioni di anni luce, si collegano in particolare all’esperimento extended Baryon Oscillation Spectroscopic Survey, a sua volta basato sui dati di un telescopio ottico terrestre della Sloan Foundation ad Apache Point, nel New Mexico.

 

Ikl

 

Il lavoro degli scienziati è solo all’inizio. Lo Sdss, col supporto della Alfred P. Sloan Foundation, proseguirà ora verso una nuova fase, anche grazie al telescopio gemello di Las Campanas “continueranno a mappare milioni di stelle e buchi neri per comprendere come cambino e si evolvano nel corso del tempo cosmico”, ha spiegato Karen Masters dell’Haverford College, in Pennsylvania.

fonti: Wired I Esquire


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