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scalARE IL MONTE BIANCO Come nel 1838 PER RIDARE VOCE ALLE DONNE CHE HANNO FATTO LA STORIA

L’avventuriera e attivista Lise Wortley scalerà il Monte Bianco come fece prima di lei un’altra donna quasi 200 anni fa, con lo stesso obiettivo (no, non è “raggiungere la cima”)

 

Nel 1838, una donna scalò il Monte Bianco con 18 bottiglie di vino, 26 polli arrosto e un piccione viaggiatore. Perché ne sentiamo parlare solo ora?!

La persona in questione era Henriette D’Angeville, che divenne la prima donna a completare la scalata senza aiuto. Il suo abbigliamento, realizzato in casa a causa dell’indisponibilità di abbigliamento da arrampicata per donne a quei tempi, comprendeva un paio di pantaloni alla zuava, un busto per nascondere le sue forme e un delizioso cappellino.

Il motivo per cui ne sentiamo parlare solo ora è perché l’avventuriera, alpinista, scrittrice e presentatrice Lise Wortley (aka Woman with Altitude) ricreerà la scalata. Forse senza il vino (ma non ne siamo certi), ma con lo stesso favoloso outfit e gli stessi (pochi) mezzi. 

L’impresa fa parte della sua missione per valorizzare le esploratrici e le pioniere donne che sono state lasciate fuori dai libri di storia, e di ispirare più donne a dedicarsi all’outdoor. Lise si sta allenando con camminate di intensità graduale in sei parchi nazionali del Regno Unito..

L’impresa di Henriette D’Angeville nel 1838

Quando Henriette D’Angeville raggiunse la vetta del Monte Bianco, si fece sollevare in aria dalle sue guide in modo da poter “andare più in alto di qualsiasi uomo prima”. Con l’aiuto di Lise, continuerà a volare alto.

Fin da giovane, Henriette si appassionò di alpinismo, che al tempo si stava diffondendo tra gli uomini ma era considerato un’attività non adatta alle donne. Non sposandosi mai e godendo di un certo benessere economico poté dedicarsi liberamente a questa sua passione e nel 1838, quando decise di cimentarsi con la salita alla vetta del Monte Bianco, aveva già compiuto alcune scalate come quella del Jardin de Talèfre a 2700 metri di quota.

Dopo anni di attesa e un’attenta preparazione nel 1838 riuscì a coronare il suo sogno di raggiungere la vettà del Monte Bianco. Henriette continuò la sua carriera di scalatrice fino ai tardi 60 anni, ribellendosi alle norme sociali e spianando la strada alle future generazioni di donne alpiniste. 

Oltre che all’alpinismo si interessò anche di geologia e speleologia e fondò un museo di mineralogia a Losanna.

La scalata del Monte Bianco

Henriette d’Angeville pianificò accuratamente e di persona tutti i dettagli della spedizione sul Monte Bianco, dal reclutamento degli accompagnatori – sei guide e sei portatori – all’equipaggiamento e al proprio abbigliamento. In uno dei primi capitoli del diario su cui registrò tutti i dettagli dell’impresa descrisse come la propria tenuta da scalata, che pesava più di sette chili, comprendeva pantaloni in lana foderati, un vestito in lana scozzese imbottito, un cappello foderato di pelliccia, una maschera in velluto per proteggere le guance e un boa in pelliccia.

L’equipaggiamento, oltre a quanto necessario per il bivacco sui Grands Mulets e a scale di legno per superare i crepacci, comprendeva un grande ventaglio che le guide avrebbero potuto usare per assisterla nel caso le fosse mancata l’aria, un ventaglio più piccolo, uno specchio, un cannocchiale, due fiaschette di latte di mandorla e limonata, un corno per aiutare a calzare le scarpe, un fornelletto per preparare il the e diverse penne con cui prendere appunti sul proprio taccuino.

In molti cercarono di dissuaderla, pensando che la sua fosse solo una trovata per far parlare di sé nei salotti parigini, giudicandola a 44 anni troppo vecchia per una scalata, avvertendola che il corpo femminile non era in grado di sopportare simili altitudini e che, in caso di tragedia, avrebbe avuto sulla coscienza la morte degli altri componenti della spedizione che, diversamente da lei, avevano una famiglia.

D’Angeville non si lasciò scoraggiare e alle prime luci dell’alba del 2 settembre 1838 la comitiva partì da Chamonix diretta verso i Grands Mulets, dove montarono il bivacco. Alle due del mattino del giorno seguente ripartirono in direzione della vetta. Inizialmente le guide rimasero stupite dall’agilità e bravura nello scalare della contessina ma arrivati al Dôme du Goûter, a 4300 metri di quota, il freddo e la fatica iniziarono a farsi sentire. Henriette d’Angeville dovette chiedere spesso di fermarsi a riposare, tanto che una guida le propose di portarla in spalla per l’ultimo tratto. Giudicando quella proposta come un affronto d’Angeville si fece forza e alle 13:25 del 3 settembre la comitiva raggiunse infine la vetta, dove festeggiarono brindando con bicchieri di champagne.

Henriette d’Angeville divenne così la seconda donna a raggiungere la vetta del Monte Bianco ma dal momento che Marie Paradis, che aveva compiuto l’impresa 30 anni prima, aveva dovuto essere portata in spalla per parte del tragitto, è considerata la prima ad averla scalata con le proprie forze. Rientrata a Chamonix d’Angeville venne soprannominata “la fidanzata del Monte Bianco”, ricevette molte congratulazioni, tra cui quella della stessa Marie Paradis, e per qualche tempo la sua impresa fu raccontata in conferenze e articoli di giornale, ma non divenne mai realmente famosa come alpinista e non le fu mai riconosciuto il credito che avrebbe meritato, sebbene avesse continuato a scalare per oltre 25 anni. La sua ultima avventura, sull’Olderhorn, la intraprese a 69 anni.

L’impresa di Lise Wortley

Lise Wortley, 34 anni, non è un’esploratrice qualunque. Si avventura nel selvaggio non con attrezzature all’avanguardia, ma con zaini di legno fatti a mano, gonne di lana, calzature che non utilizzano esattamente la tecnologia impermeabile più recente, e una determinazione nel ricreare il passato.

La missione scelta da Wortley è semplice: onorare le donne esploratrici dimenticate dalla storia ricreando le loro avventure pionieristiche del passato, senza attrezzature moderne. Lise Wortley è un’avventuriera, scrittrice e presentatrice con l’obiettivo di ridefinire cosa significa essere un esploratore. Il suo progetto, Woman with Altitude, ha ricevuto un’ampia attenzione da parte dei media e i suoi scritti sono apparsi su testate come The Guardian e The Telegraph.

Lise crede che l’industria dell’outdoor abbia bisogno di una nuova rappresentanza in questo momento, per dimostrare che tutte le donne hanno un posto all’aria aperta e che l’avventura è anche “cosa loro”:

Lise fa rivivere le incredibili storie di queste donne seguendo letteralmente le loro orme, ricreando le loro spedizioni utilizzando solo ciò che era a loro disposizione in quel momento. Perché la verità è che, tecnologia o meno, le donne sono ancora spesso fuori dall’equazione e le loro eccellenti conquiste non godono della fama e della gloria che meriterebbero e che si riserva, invece, a quelle compiute a uomini, anche quando di minore importanza. 

Lise non è una “women in STEM” in senso stretto ma di certo il suo mindset è quello di chiunque abbia a cuore i valori dell’uguaglianza, dell’inclusione, delle pari opportunità. E anche se stavolta, in questa impresa, non si avvarrà della tecnologia che ha usato in altre occasioni, siamo felici di seguire il suo viaggio – e con lei quello di Henriette d’Angeville, pioniera quando le STEM non erano ancora neanche un acronimo. 

La nuova scalata del Monte Bianco

La scorsa estate Lise ha dovuto interrompere la sua missione, complice il cattivo tempo e alcuni incidenti fatali accaduti, proprio per questa ragione, nei giorni precedenti lungo il percorso. Ma, seguendo le orme di Henriette d’Angeville, ripercorrerà presto nuovamente quelle pareti, pedissequamente – nell’abbigliamento, nel percorso, nelle complessità. Il team, ca va sans dire, sarà ancora una volta tutto femminile. Per scoprire questa e tutte le altre sue imprese, suggeriamo di tenere d’occhio il suo account Instagram, “Women with Altitude”. 

Alla prossima avventura, Lise!

Maker Faire Rome da sempre supporta le ragazze e le donne che vogliono fare l’impresa e la storia con il loro ingegno, il loro impegno e la loro determinazione. Scopri i progetti che hanno presentato nella scorsa edizione, li trovi nel catalogo espositori

fonti: Canopy & Stars I Telegraph

immagine di copertina: 

autrice: Barbara Marcotulli


 

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