Le microplastiche sono state trovate per la prima volta in profondità nei polmoni di persone viventi
Una ricerca dell’università di Hull, in UK, ha usato la spettroscopia per individuare i minuscoli frammenti plastici. Presenti in quasi tutti i campioni analizzati. PET e polipropilene i tipi più comuni
Per la prima volta è stato scoperto che l’inquinamento da microplastica è presente anche, in profondità, nei polmoni delle persone viventi. Le particelle sono state trovate in quasi tutti i campioni analizzati.
Cosa sono le microplastiche
Con il termine microplastiche ci si riferisce a piccole particelle di plastica che inquinano mari e oceani. Quando si sente parlare del problema dell’inquinamento della plastica nel mondo ci si riferisce perlopiù a questi piccoli pezzi di materiale che però causano danni enormi. Si chiamano in questo modo perché sono proprio microframmenti di plastica (dimensioni comprese tra gli 0,33 e i 5 mm) che tuttavia sono in grado di causare conseguenze devastanti per interi ecosistemi. La loro pericolosità non riguarda solo gli animali ma anche l’uomo, perché entrando negli habitat naturali di animali acquatici e marini a nostra volta noi ne veniamo a contatto.
Il problema della plastica è che come materiale degrada molto lentamente, sciogliendosi in centinaia di anni, durante i quali si trasforma in particelle microscopiche facilmente ingeribili da pesci ed altri organismi (a differenza di altri materiali con un processo di smaltimento più breve, come la carta, ad esempio).
Secondo il Servizio di Ricerca del Parlamento Europeo (EPRS) ogni anno finiscono negli oceani dai 4,8 ai 12,7 milioni di tonnellate di plastica. Quello che noi vediamo, ogni tanto, sulle nostre coste, sono solo alcuni dei rifiuti che intasano il mare, dato che la maggior parte viene trascinata al largo dalle correnti e rimane al largo a contaminare l’ambiente.
L’inquinamento da microplastiche
La plastica che finisce in acqua si frantuma e si scioglie formando frammenti più piccoli nell’ordine di almeno 8 milioni di tonnellate di plastica ogni anno. Proprio il nostro Mar Mediterraneo è uno dei mari più inquinati al mondo: è in esso che si concentra il 7% delle microplastiche a livello globale.
Il problema è che gli impianti di depurazione non riescono a trattenere le plastiche di dimensioni molto piccole e quindi le microplastiche riescono a raggiungere il mare facilmente.
Le conseguenze di questo problema mondiale si risentono su ambiente e salute. Una volta finite in mare, infatti, le microplastiche vengono ingerite dagli organismi presenti in quell’ambiente, dal minuscolo plancton fino alle enormi balene, modificando inevitabilmente le catene alimentari. Alcuni studi hanno rilevato che circa il 20% degli animali marini pescati e consumati dall’uomo contengono microplastiche.
Ecco perché il problema delle microplastiche non è esclusivamente di tipo ambientale, ma è invece fortemente legato anche alla salute dell’uomo. Gli agenti chimici e tossici rilasciati dalle microplastiche mangiate dai pesci possono contaminare l’organismo umano, provocando diversi problemi di salute, alcuni anche molto gravi.
Enormi quantità di rifiuti di plastica vengono scaricate nell’ambiente e le microplastiche contaminano l’intero pianeta, dalla cima dell’Everest agli oceani più profondi. Microplastiche sono state trovate nella placenta delle donne in gravidanza e nei ratti gravidi passano rapidamente attraverso i polmoni nel cuore, nel cervello e in altri organi del feto.
Inoltre, come recentemente scoperto, queste microplastiche possono esse stesse entrare nei tessuti, come conferma il ritrovamento di microplastiche anche nelle profondità dei polmoni di persone viventi. Crescono ulteriormente le preoccupazioni per i rischi per la salute che questo fenomeno porta con se’.
La ricerca sui polmoni umani
Per la ricerca, sono stati prelevati campioni da tessuto da 13 pazienti sottoposti a intervento chirurgico. In 11 di questi sono state trovate microplastiche. Le particelle più comuni erano il polipropilene, utilizzato negli imballaggi in plastica e nei tubi, e il PET, utilizzato nelle bottiglie. Due studi precedenti avevano trovato microplastiche a tassi altrettanto elevati nel tessuto polmonare prelevato durante le autopsie.
Era già noto che le persone respirassero minuscole particelle, oltre a consumarle attraverso cibo e acqua. Era anche noto che anche i lavoratori esposti a livelli elevati di microplastiche avevano già sviluppato malattie. La conferma di questa recente ricerca aggiunge un ulteriore livello di allarme.
Spostandosi nel sangue, le particelle di microplastica possono viaggiare nel al corpo e possono depositarsi negli organi.
“Non ci aspettavamo di trovare il maggior numero di particelle nelle regioni inferiori dei polmoni, o particelle delle dimensioni che abbiamo trovato”, ha affermato Laura Sadofsky della scuola di medicina di Hull York nel Regno Unito, autrice dello studio. “È sorprendente perché le vie aeree sono più piccole nelle parti inferiori dei polmoni e ci saremmo aspettati che particelle di queste dimensioni venissero filtrate o intrappolate prima di arrivare così in profondità”.
“Questi dati forniscono un importante progresso nel campo dell’inquinamento atmosferico, delle microplastiche e della salute umana”, ha affermato. Le informazioni potrebbero essere utilizzate per creare condizioni realistiche per esperimenti di laboratorio per determinare gli impatti sulla salute.
La ricerca, che è stata accettata per la pubblicazione dalla rivista Science of the Total Environment, ha utilizzato campioni di tessuto polmonare sano. Ha analizzato particelle di dimensioni fino a 0,003 mm e ha utilizzato la spettroscopia per identificare il tipo di plastica. Ha inoltre utilizzato campioni di controllo per tenere conto del livello di contaminazione di fondo.
Già uno studio statunitense condotto nel 1998 su pazienti affetti da cancro ai polmoni aveva rilevato fibre di plastica e vegetali (come il cotone) in più di 100 campioni. Nel tessuto canceroso, il 97% dei campioni conteneva le fibre e nei campioni non cancerosi l’83% era contaminato. Una recente revisione ha valutato il rischio di cancro e ha concluso: “È urgentemente necessaria una ricerca più dettagliata su come le micro e nanoplastiche influenzano le strutture e i processi del corpo umano e se e come possono trasformare le cellule e indurre cancerogenesi, in particolare alla luce del aumento esponenziale della produzione di plastica”.
Microplastiche: soluzioni e impegno mondiale
Sia a livello di Europa che sul nostro territorio nazionale, si stanno cercando soluzioni mirate a ridurre il problema della plastica e della microplastica presente nel mare. L’Unione Europea ha dettato la rotta per ridurre i rifiuti di plastica, ponendo tra gli obiettivi della propria strategia quello di incentivare il riciclo della plastica rendendo riciclabili tutti gli imballaggi entro il 2030. Questo potrebbe, secondo il documento “A european strategy for plastics in a circular economy”, portare alla creazione di 200mila posti di lavoro
L’Italia ha seguito questa rotta con il comma 546 della Legge di Bilancio 2018 (n. 205 del 27 dicembre 2017) entrato in vigore il 1° gennaio 2020, che vieta la vendita di prodotti cosmetici ottenuti da risciacquo ad azione esfoliante o detergente contenenti microplastiche.
Nel mondo, ci sono anche casi di singole città le cui amministrazioni si stanno battendo per dare il proprio contributo. Ad esempio, negli Stati Uniti la città di San Francisco nel 2020 ha emanato una legge nella quale sono state bandite le bottiglie in plastica da tutta la città. O ancora, nella città di Thiès, in Senegal, i rifiuti plastici vengono raccolti dalla popolazione e venduti ad un’associazione che li lavora per farne materia riciclata pronta per essere venduta a imprese locali e quindi trasformata in nuovi prodotti.
C’è ancora molto, moltissimo da fare.
fonte: QuiFinanza I Guardian I Rinnovabili.it
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