I dispositivi elettrici ed elettronici sono oggi progettati per rompersi e non poter essere riparati
L’attivismo sul tema e’ forte; facciamo il punto.
Ogni epoca ha la sua battaglia. La nostra, oggi, e’ quella per un Pianeta più pulito e un approccio “circolare” all’economia, contrastando la cosiddetta “obsolescenza programmata”, che mira a indurre le persone ad acquistare sempre più oggetti, sempre più spesso. Una scelta dai costi ambientali e sociali incalcolabili.

Molti esperti e attivisti si battono da tempo per contrastare queste pratiche scorrette e per favorire il diritto alla riparazione. Uno di loro è il designer Francesco Cara.
Lo ha incontrato e intervistato Italia Che Cambia, nell’ambito di una bella iniziativa sulla riparabilità degli oggetti, sullo scambio e sul riuso. In questa intervista, fa il punto sulla battaglia per conquistare il diritto alla riparazione dei dispositivi elettrici ed elettronici.

Il nuovo quadro normativo include la progettazione del prodotto, dalla scelta dei materiali, alla “smontabilità per la riparazione, l’aggiornamento, il riuso e il riciclo. Ma guarda anche all’informazione del cittadino, in modo che al momento dell’acquisto, il cittadino possa valutare la longevità, la riparabilità e l’impronta ambientale del prodotto.
A partire da questo quadro di riferimento, la Commissione Europea proporrà normative per garantire che i prodotti venduti sul mercato europeo siano progettati per durare a lungo, siano più facili da riutilizzare, riparare e riciclare; facciano il maggior uso possibile di materiali di seconda vita. Per quanto riguarda le pratiche commerciali, l’usa e getta, l’obsolescenza prematura e la distruzione di beni durabili invenduti saranno vietati.

Ci stiamo avvicinando a un modello più sostenibile?
Le azioni di questi anni in favore del Diritto alla Riparazione hanno contributo a creare consapevolezza sull’importanza di superare il modello “usa e getta”, nell’ambito dei prodotti non solo di rapido consumo e materiali rari e preziosi, ma anche tossici, di abbagliamento e del packaging, ma anche per quanto riguarda i prodotti elettrici ed elettronici, ad alto sfruttamento di risorse rare in produzione e ad alta tossicità quando diventano rifiuti.
I dispositivi saranno realmente proprietà di chi li acquista, grazie alla possibilità di ripararli?
La diffusione della cultura della riparazione ha apportato un secondo elemento culturale fondamentale: il maggior controllo e la più grande autonomia del cittadino di fronte alla tecnologia, a chi la progetta, produce, distribuisce e offre assistenza. Non è più accettabile che prodotti cari e sofisticati come gli smartphone per esempio non si possano riparare, aggiornare, usare a lungo e poi riusare, oppure riciclare – recuperando i materiali rari e preziosi che li compongono, ma anche le loro componenti elettroniche, i metalli e le plastiche.
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