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Troppi rifiuti spaziali: ci pensa l’italiana D-Orbit

RIFIUTI SPAZIALI: L’economia circolare arriva nello spazio

L’italiana D-Orbit mostra la via del riciclo ai rifiuti spaziali – e al business che è capace di generare

 

Troppa spazzatura in orbita. Riparare gli oggetti che non funzionano o avviarli al recupero è la chiave. I progetti dell’italiana D-Orbit nascono proprio con questo scopo.
Che il  futuro dell’economia dello spazio passi dall’economia circolare è la convinzione dei fondatori di D-Orbit, società italiana di logistica e trasporto aerospaziale

Rifiuti spaziali

Nella fascia dell’orbita bassa, fra i 400 e i mille chilometri, si trovano oltre 5mila satelliti – ma saranno presto molti, molti di più – e 300mila rifiuti spaziali: pezzi di satelliti, bulloni, viti, qualunque altra cosa, che viaggiano a oltre 25mila chilometri all’ora.
È il frutto di una indiscriminata corsa allo spazio che non si è posta il problema del futuro. Il risultato è una ‘cortina’ di oggetti che trasforma l’orbita terrestre in una enorme discarica.
Il problema è complesso e articolato ma l’azienda italiana D-Orbit ha individuato una serie di soluzioni – dal dotare ogni ogni satellite di un piccolissimo motore addizionale che, una volta attivato, lo deorbitasse alla fine della sua vita, al progetto di ‘carro attrezzi per satelliti’, al veicolo spaziale multiuso che permette di posizionare i satelliti proprio nel punto esatto dove devono performare.
D-Orbit offers in-space transportation services with its In-Orbit Now (ION) satellite carrier. Credit: D-Orbit
La rimozione dei detriti è solo un primo passo, secondo D-Orbit. L’obiettivo per il futuro è portare i satelliti in una stazione di riciclo orbitale. D-Orbit crede cosi tanto in questa visione che ha creato un sistema per gestire sia il riposizionamento che la rimozione dei satelliti in orbita. Il dispositivo di disattivazione progettato dall’azienda si chiama D-Orbiter(D3) ed è un piccolo rotore indipendente e intelligente che viene collegato a un satellite prima del suo lancio. L’apparecchio rimane inattivo finché non rileva un problema di funzionamento del satellite e avvisa gli operatori sulla Terra.

In questo modo, il satellite non più funzionante può essere recuperato e/o riciclato a nuovo uso, invece di essere abbandonato nello spazio.

D-Orbit ha anche creato ION Satellite Carrier, un veicolo spaziale multiuso che può trasportare satelliti in orbita e rilasciarli esattamente dove devono essere per iniziare la loro missione.

Lunga vita ai satelliti

Di fatto, quello che si vuole ottenere è di prolungare la vita dei satelliti in orbita, che attualmente sono qualche migliaio ma che, entro dieci anni, saranno oltre 65mila.

D-Orbiter(D3), ideato da D-Orbit, serve proprio a questo: è una sorta di carro attrezzi per satelliti. In caso di malfunzionamento, al satellite viene agganciato un nuovo modulo che farà le veci della componente difettosa. In questo modo, il satellite continuerà a lavorare .

il D3 I foto: D-Orbit

D-Orbiter(D3) ha un approccio cosi interessante che si inscrive in un progetto finanziato dall’Agenzia Spaziale Europea. “Tra il 2025 e il 2026 ci sarà la prima operazione su un satellite e la missione sarà a guida italiana, dato che l’Italia è uno dei paesi che più hanno scommesso su questa attività”, annunciano da D-Orbit.

Obiettivo: una stazione di riciclo orbitale

In un futuro poco più lontano, a occuparsi delle riparazioni dei satelliti saranno stazioni di riciclo orbitanti, pensate come delle vere officine spaziali.

I satelliti saranno condotti direttamente lì e, con il materiale di scarto o con gli apparecchi non più operativi, si potranno anche costruire nuovi veicoli spaziali. “Le stazioni di riciclo sono il primo passo per la produzione di astronavi in orbita – hanno spiegato da D-Orbit al Corriere della Sera – insieme all’estrazione di materie prime direttamente dagli asteroidi. Costruirle nello spazio è il modo migliore per abilitare il trasporto di persone, e quindi anche il turismo. Un po’ come accade con le navi, che si costruiscono direttamente nei porti.

Cargo spaziali

Ma l’economia circolare spaziale non riguarda solo il riciclo dei satelliti. D-Orbit mira infatti alla costruzione di un’infrastruttura logistica che consenta di razionalizzare i lanci dei satelliti e ridurre la quantità di detriti spaziali in orbit

Parte di questo disegno è lo Ion Satellite Carrier, un veicolo multiuso che funziona come un cargo spaziale. D-Orbit è l’unica azienda a fornire questo servizio e ne possiede dieci già in funzione, lanciati a partire dal 2020 attraverso razzi Vega e di Space X.

ION Satellite Carrier I foto: D-Orbit

Ion Satellite Carrier può alloggiare e trasportare molti altri satelliti e, una volta nello spazio, rilasciarli nella loro orbita definitiva, senza che debbano compiere ulteriori manovre. In sostanza, li scarica esattamente dove devono essere per iniziare la loro missione in condizioni operative ottimali, con notevole risparmio di tempo, carburante e quindi denaro per i clienti. Come un corriere che consegna i pacchi precisamente all’indirizzo che li ha richiesti.

Il posizionamento corretto dei satelliti è, infatti, essenziale per evitare la collisione con altri oggetti e, di conseguenza, l’aumento dei detriti spaziali.

fonte: D-Orbit

immagine di copertina: D-Orbit


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