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Asfalti a basso impatto ambientale: continua la sperimentazione, anche sulle strade italiane

I nuovi asfalti a basso impatto sono più costosi dei tradizionali ma l’aumento del costo dell’energia sta ridefinendo gli scenari

Anche in Italia: dopo l’asfalto modificato con gomma riciclata da PFU, ora Anas testa nuovi asfalti realizzati con materiali derivanti da processi di termovalorizzazione, produzione di acciaio e plastiche riciclate

 

Prima fu l’asfalto ‘a colori’: da scelta ‘chic’ e, forse più d’immagine che di sostanza, questo nuovo tipo di manto stradale è diventato uno dei preferiti laddove si intende preservare larmonia del paesaggio. Oggi, tuttavia, la nuova frontiera delle pavimentazioni stradali non è più attenta alle varianti cromatiche quanto a quelle tecnologiche”: asfalti integrati con scaglie di gomma granulari – ottenuti dal riciclo di pneumatici esausti – per guadagnare aderenza, oppure con bucce di arancia, limone o altre fibre derivanti da scarti alimentari – per aumentarne tenuta ed elasticità.

Altre miscele riciclano scarti tessili, fibre o componenti pulviscolari, con un doppio obiettivo: smaltire in modo utile un rifiuto industriale, e regolare la capacità “legante” di un manto.

foto: Roads to Rome

Una sperimentazione che inizia con i Romani

Se è vero che ‘tutte le strade portano a Roma’ è anche vero che alcune di quelle strade furono, fin da allora, pavimentate con materiali bitumici. L’asfalto, infatti, non è una tecnologia recente. Furono gli antichi Romani a scoprire le proprietà dei bitumi naturali emersi, in Siria, e possiamo sicuramente affermare che fu un’intuizione felice: l’asfalto oggi sta vivendo una seconda giovinezza.

Ne è la prova il successo di Asphaltica”, la più importante fiera italiana sui bitumi, che si svolge ogni anno a Verona, con numeri impressionanti: è arrivata a 5mila metri quadri di esposizione, 40mila visitatori, 80 espositori, 207 giornalisti accreditati. Da evento di settore a piccola kermesse dove girano vorticosamente budget, tecnologie e idee.

foto: Pixabay

L’impulso del Recovery Plan al settore

Il motivo è semplice: il Recovery plan ha dato un enorme impulso al settore, come spiega a TPI Stefano Ravaioli, organizzatore della fiera: «dei 24 miliardi del Pnrr, 4 finiranno in asfalto». 

La parte degli obiettivi del Pnrr più facilmente realizzabile è proprio quella sulle infrastrutture di collegamento. Il che direttamente e indirettamente, aumenta i cantieri stradali. Ecco perché la domanda di innovazione cresce, e con essa gli stanziamenti per la ricerca.

Lultima frontiera su cui si lavora? Il riciclo dei rifiuti” e dei materiali di scarto recuperati dalle strade dismesse: tonnellate e tonnellate di bitumi esausti. A fine vita – infatti – il vecchio asfalto diventa fresato”. Ovvero una poltiglia frantumata meccanicamente che si accumula a montagne nei siti di stoccaggio individuati dagli operatori del settore. In quella forma, come rifiuto speciale” deve sottostare a normative molto severe, non può essere immagazzinato senza rispettare proporzioni stabilite per legge in rapporto alle nuove superfici, non può essere smaltito nellambiente (per fortuna), né essere impiegato (senza controllo) come materiale inerte di riempimento. Ecco perché lultima sfida di sostenibilità diventerà anche laffare del secolo.

Asfalto fresato – Foto Wikimedia Commons I Fotografo: Famartin

Una nuova materia prima

Rimpastare bitumi fresati, in percentuale crescente, grazie agli additivi di nuova generazione, significa ottenere, in un colpo solo, due risultati utili: ridurre il consumo di una materia prima limitata (il bitume è un prodotto secondario nel ciclo del cracking degli idrocarburi), e trasformare montagne di rifiuti non smaltibili in una materia prima rigenerata.

La bitumazione stradale offre prospettive interessanti nel riciclo dello stesso asfalto. Nel 2021, il recupero delle pavimentazioni è salito al 30 per cento (dal 20 nel 2014, 25 nel 2018), riutilizzando 420mila tonnellate di bitume e 10,5 milioni di tonnellate di inerti e riducendo gli inquinanti per una mole pari a quella di quattro raffinerie. Risultati in crescita, dunque, sebbene l’Italia sia piuttosto indietro rispetto agli altri Paesi europei, dato che il recupero di fresato raggiunge il 75 per cento in Francia e il 90 in Svizzera.

Di rimando, però, anche il nostro Paese sta sperimentando gli asfalti modificati con aggiunta di polverino di gomma riciclata da pneumatici fuori uso. Che risultano più sicuri, duraturi e silenziosi. Tanto che ad oggi sono già oltre 630 i chilometri realizzati in Italia con gli asfalti “gommati” (leggi sotto, le sperimentazioni di Anas)

Gli ostacoli alla diffusione di questi nuovi materiali

«Tecnicamente – spiega Homar Nava, amministratore unico di una delle aziende di settore più attiva nella ricerca, la Fhl di Bergamo – la possibilità di usare additivi per dare nuova vita ai fresati c’è già. Il tema è capire come rendere questo processo sempre più conveniente dal punto di vista dei costi di produzione. Anche se è ovvio che a quel che spendo in più per produrre il nuovo asfalto con grandi percentuali di fresati devo aggiungere anche tutto quello che risparmio riciclando il vecchio. Noi questi additivi li commercializziamo, e funzionano.

E’ un processo sicuramente conveniente per tutti, è solo questione di tempo – e di approccio ‘culturale’ al tema: le stazioni appaltanti, i committenti, devono abituarsi all’idea di inserire nei capitolati di gara specifiche in questo senso. 
Sicuramente, l’architettura amministrativa e burocratica che sottende alle gare non sempre è d’aiuto ma, del resto, l’innovazione vincente non si è mai fermata davanti a certi ostacoli. Questa lo è e il tempo le darà ragione.
foto: Pixabay

Le sperimentazioni di ANAS

Dopo aver realizzato importanti km corsie di strade con l’impiego di asfalto modificato con gomma riciclata da PFU, ora anche Anas sperimenta nuovi asfalti realizzati con materiali derivanti da processi di termovalorizzazione, produzione di acciaio e plastiche riciclate. La prima applicazione di questi asfalti in un cantiere della E45, in uno dei cantieri di riqualificazione della E45, a Pantalla di Todi.

L’obiettivo è realizzare un campo prova in scala reale ed eseguire verifiche periodiche e test per valutare l’andamento nel tempo dei parametri prestazionali, così come accaduto con gli asfalti modificati con gomma riciclata da pneumatici fuori uso (PFU).

Super Grip: il progetto di Anas per asfalti innovativi ottenuti con materiali da riciclo derivanti da processi industriali

I nuovi asfalti sono realizzati con materiali artificiali e da riciclo derivati da processi industriali. Le miscele impiegate includeranno i seguenti materiali:

  • fresato;
  • fibre di basalto;
  • sabbie derivanti dai processi di termovalorizzazione dei rifiuti solidi urbani;
  • graniglie derivanti dalla produzione di acciaio;
  • e plastiche riciclate.

L’obiettivo è quello di abbattere l’impiego di materiali naturali vergini e quindi l’impatto sull’ambiente, in un’ottica di sostenibilità economica e ambientale per il risparmio energetico, l’abbattimento delle emissioni e l’ottimizzazione dei processi di economia circolare.

Il progetto, denominato “Super Grip” nasce nel 2020 da uno studio sperimentale per la realizzazione di pavimentazioni stradali innovative e a basso impatto ambientale. Lo studio si è sviluppato sulla base di analisi di laboratorio che hanno avvalorato con continuità e riscontri positivi questa nuova tecnologia, sotto il coordinamento e la supervisione di Anas.

Fonti: TPI / Anas

Immagine di copertina: Pixabay


 

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