Nominato Ministro per la Transizione Ecologica, Cingolani elenca le sei priorità per l’ambiente
Già direttore dell’IIT di Genova, Cingolani evidenzia le sei linee strategiche di intervento in una serie di articoli pubblicati per Repubblica
Il Ministero della transizione ecologica è un nuovo ministero creato per favorire e accompagnare la trasformazione del sistema produttivo verso un modello più sostenibile, che renda meno dannosi per l’ambiente la produzione di energia, la produzione industriale e lo stile di vita delle persone.
Il Ministero emerge dal Dipartimento per la Transizione ecologica e gli investimenti verdi, che faceva parte del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare.
Il primo incarico previsto per il ministero è la responsabilità di gestire parte dei fondi che arriveranno all’Italia attraverso il Recovery Fund, strumento di aiuti dell’Unione Europea per rilanciare gli stati membri dopo la crisi dovuta alla Pandemia di COVID-19. Per accedere ai fondi del programma Next Generation EU, è necessario che un Piano nazionale di ripresa e resilienza sia in linea con gli obiettivi del Green Deal europeo.
Una rivoluzione verde e la transizione ecologica a tutela rappresenteranno, con buona probabilità, gli obiettivi del Ministero.
Prima della nomina, il Ministro Cingolani curava una rubrica su Greeandblue di Repubblica ma ha scelto di sospendere questa collaborazione per la durata del suo mandato. Ha però scelto di lasciare al Direttore della testata gli articoli di approfondimento sui quali aveva iniziato a lavorare, che linkiamo vicino ad ogni priorità e ti invitiamo a leggere.
LE SEI PRIORITA’ PER L’AMBIENTE DEL MINISTRO CINGOLANI
1. L’intelligenza globale ci salverà
Lo sviluppo della cibernetica e di supercomputer sempre più performanti raddoppia la capacità computazionale dell’intelligenza globale di Sapiens: alla biologia del cervello umano si sommano oggi i circuiti in silicio dell’intelligenza artificiale. Il ritmo del progresso, insomma, continuerà a crescere. La vera domanda è se sapremo stare al passo con questi sviluppi. Leggi l’articolo
2. Valutare in anticipo gli effetti collaterali dell’innovazione
Tanto la politica, quanto l’ingegneria, devono capire che ogni sviluppo tecnologico comporta sempre delle conseguenze, dal punto di vista economico-sociale e ambientale. Invece di inseguire modelli di business spregiudicati e plasmati dalle esigenze di un marketing di corto respiro, dobbiamo lavorare sulla nostra capacità di prevenzione, introducendo una visione di sostenibilità di lungo periodo. Leggi l’articolo
3. Energia: urgente la transizione verso le rinnovabili
Negli ultimi decenni, il modello energetico di Sapiens, che è stato la forza propulsiva del suo sviluppo, è diventato una fonte di insostenibilità ambientale e sociale, scavando un solco di disuguaglianza tra le nazioni, portando al riscaldamento del pianeta e all’inquinamento della sua atmosfera. La finestra di opportunità per intervenire si sta riducendo: per riavvolgere il nastro è necessario cominciare già oggi una transizione energetica verso fonti rinnovabili. Più aspetteremo, maggiore sarà il colpo di frusta della frenata. Leggi l’articolo completo
4. Un nuovo modello per le città
Il fenomeno dell’urbanizzazione è altamente esemplificativo dei paradossi del progresso di Sapiens. Ogni avanzamento della tecnologia è sempre determinato dalla risposta a problemi di natura concreta, ma a lungo andare può generarne di nuovi. Inevitabilmente, il progresso è un pendolo in costante oscillazione tra benefici e costi della tecnologia. Arrivati a questo punto, è però lecito chiedersi – come fanno le Nazioni Unite – se stiamo facendo un buon lavoro. Leggi l’articolo
5. Effetto serra: applicare subito gli Accordi di Parigi
Agire con rapidità è essenziale: se la soglia di emissioni stabilita dal budget energetico dovesse essere superata, i cambiamenti climatici e ambientali indotti dal riscaldamento globale diventerebbero irreversibili. La termodinamica opera lentamente e il clima è un sistema fortemente inerziale: anche qualora dovessimo rispettare i parametri dell’accordo di Parigi, riducendo il nostro inquinamento, la concentrazione di CO2 nell’atmosfera impiegherà del tempo per stabilizzarsi e le temperature continueranno a salire per decenni, con tutti gli effetti negativi che questo comporta. Leggi l’articolo
6. L’insostenibile pesantezza dell’aria
L’inquinamento dell’aria impatta tanto sulle nazioni sviluppate quanto su quelle in via sviluppo, e i costi per la salute sono molto elevati. La perdita di benessere globale dovuta agli effetti epidemiologici della contaminazione dell’aria ammonta a 5.100 miliardi di dollari, pari a circa il 6,6% del PIL mondiale. Rivedere il nostro modello di consumi energetici è quindi imperativo non solamente per contenere l’aumento delle temperature e il cambiamento climatico, ma anche per migliorare la qualità dell’aria che respiriamo, allungando la nostra longevità e la sostenibilità del nostro ecosistema. Leggi l’articolo
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