Un articolo di ‘nature’ evidenzia i rischi per il nostro paese
La crisi idrica è il segno di un problema di siccità a lungo termine che sta già cambiando gli ecosistemi, avvertono gli esperti
adattamento da un articolo di Nature Italy
L’Italia sta affrontando la peggiore siccità degli ultimi 70 anni.
Da settimane il livello dell’acqua del Po, il principale sistema fluviale del Paese, è così basso in alcune zone che stanno riaffiorando vecchi relitti di navi. Diverse regioni hanno dichiarato lo stato di emergenza, e l’acqua potabile viene razionata in centinaia di comuni del Nord Italia.
La siccità minaccia i raccolti della Pianura Padana, da cui proviene circa il 40% del cibo del Paese.
Nature Italy ne ha parlato con Stefano Fenoglio, professore di zoologia e idrobiologia all’Università di Torino e fondatore di Alpstream, un centro di ricerca per lo studio dei fiumi alpini.
“Veniamo da un inverno particolarmente secco e caldo”, afferma Fenoglio. “Abbiamo avuto quasi 100 giorni senza precipitazioni, non è nevicato, non è piovuto e in più abbiamo avuto temperature molto superiori alla media”. Una temperatura di quasi due gradi superiore alla media tra dicembre e gennaio è stata una “anomalia” e, come se non bastasse, l’acqua normalmente trattenuta nei ghiacciai è evaporata, spiega. “Il risultato è che i fiumi non hanno ricevuto un apporto sufficiente ed è mancata la piena primaverile, quindi già a fine febbraio avevamo i fiumi in una condizione molto simile a quella normalmente osservata in agosto”.
La ‘Mediterraneizzazione’, un fenomeno preoccupante
Fenoglio spiega che il regime fluviale del Nord Italia sta subendo un processo di “mediterraneizzazione” a causa delle temperature più elevate. I fiumi sono sempre più intermittenti, e l’acqua può scomparire dal loro letto per molti mesi alla volta.
Una conseguenza è l’impoverimento della biodiversità fluviale che, a sua volta, porta a un crollo della funzionalità del fiume. Molti organismi non hanno il tempo di adattarsi e di superare i periodi di siccità. “L’acqua si scalda tantissimo, scompare l’ossigeno e quindi è uno stress ambientale enorme”, spiega Fenoglio.
La scomparsa degli animali
“I primi a scomparire sono gli animali con un ciclo di vita molto lungo. Se ogni sei mesi c’è una secca e l’acqua scompare, questi animali non sopravvivono perché hanno bisogno di più tempo per svilupparsi. Al loro posto arrivano animali opportunisti, che sviluppano velocemente la colonia.
Acque più calde, meno veloci e anche meno abbondanti favoriscono comunità completamente differenti come alghe filamentose, batteri comuni che di solito troviamo in stagni inquinati e contaminati. Queste specie non sono più in grado di metabolizzare la materia organica, che si sposta a valle e crea problemi.”
‘L’aumento degli agenti patogeni’
La siccità sta portando anche a un aumento degli agenti patogeni. Ciò che scorre nei nostri fiumi è spesso ciò che esce dai depuratori. Se è vero che sono gli impianti di depurazione a ripulire le acque reflue, anche i fiumi contribuiscono a diluire l’acqua grazie alla loro portata ma se manca troppa acqua dai fiumi, i depuratori non vengono più aiutati in questo processo“.
L’allarme degli scienziati
Da decenni gli scienziati italiani lanciano l’allarme sull’impatto dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi fluviali.
L’Italia è molto esposta ai cambiamenti climatici, soprattutto la regione alpina, e affrontare questa crisi dovrebbe essere una priorità ma continuiamo a trattare la siccità come un episodio acuto, ma è ormai un fenomeno cronico.
Le soluzioni possibili e le loro complessità
Alcune delle soluzioni proposte, come la creazione di più bacini artificiali, possono aiutare solo fino ad un certo punto. Non possiamo creare una serie di bacini e continuare a usare l’acqua come facciamo.
Un’altra soluzione proposta è quella di aprire le dighe per far arrivare acqua alle coltivazioni, ma questo significa sottrarla alle centrali idroelettriche, in un momento in cui anche l’approvvigionamento energetico è in crisi.
Pianificazione di lungo termine
Il nostro paese dovrebbe adottare una pianificazione idrica a lungo termine. Non possiamo più avere colture molto esigenti, sistemi di distribuzione e irrigazione poco efficienti, perché l’acqua che abbiamo è meno di quella che avevamo. Dobbiamo pensare a un sistema che usi l’acqua in modo più parsimonioso, e questo significa anche coinvolgere tutti, dal privato all’azienda, in questa consapevolezza e permettergli di potersi avvalere di soluzioni e strumenti adeguati a modificare il proprio comportamento – che sia individuale o che attenga a un modello produttivo – capace di minore impatto sulle risorse idriche disponibili.
Non possiamo invertire il processo ma forse possiamo rallentarlo.
L’esempio di Las Vegas
La capitale del gioco d’azzardo ripulisce e reimmette l’acqua nel lago Mead e ha vietato l’erba nei nuovi cortili e la limita nei vecchi. Gran parte dell‘acqua utilizzata dalla città viene infatti trattata e reimmessa nel lago. “Per avere la reputazione di città dell‘eccesso, siamo in realtà una delle città più efficienti dal punto di vista idrico al mondo”, ha affermato John Entsminger, direttore generale della Southern Nevada Water Authority. “Tutta l‘acqua che usiamo all‘interno della città viene riciclata. Anche se passa da uno scarico, la ripuliamo e la reinseriamo nel lago Mead. Potresti letteralmente lasciare ogni rubinetto, ogni doccia in funzione in ogni stanza d‘albergo e non consumeresti acqua”, spiega Entsminger. Sono 54 le stazioni di pompaggio che collegano Las Vegas al bacino idrico sul fiume Colorado.
immagine di copertina: Marco Forno via Unsplash
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