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Eni

Fusione a confinamento magnetico: l’energia che imita le stelle

Una delle tecnologie più rivoluzionarie nel percorso di decarbonizzazione è la fusione a confinamento magnetico, che si basa sull’unione di due isotopi dell’idrogeno, deuterio e trizio.

L’agitazione termica che permette la fusione avviene in un gas ionizzato ad altissima temperatura chiamato plasma, che deve essere confinato in alto vuoto, in uno spazio limitato e non entrare in contatto con le superfici della macchina. Per farlo, si utilizza il cosiddetto Tokamak, un dispositivo a forma di ciambella al cui interno, attraverso un potentissimo campo magnetico generato da supermagneti posti intorno alla camera, il plasma ad altissima temperatura viene generato e fatto orbitare vorticosamente senza permettergli di entrare a contatto con le pareti. Per “accendere” un reattore a fusione si immette nel tokamak una miscela di deuterio e trizio, la si riscalda con opportuni accorgimenti portandola prima allo stato di plasma e quindi, aumentando ancora di più la temperatura, alle condizioni di fusione. Il processo di fusione libera neutroni molto energetici, che vengono assorbiti in un “blanket”: uno spesso rivestimento che contiene la camera di fusione. In questa sfida di livello mondiale che coinvolge molte eccellenze internazionali in ambito scientifico-tecnologico e industriale, Eni collabora con CFS (spin-off del MIT), ENEA e CNR.