Non solo tecnologia: l’innovazione “low tech”
innovazione anche dove c’è meno tecnologia: è il movimento “low tech”
Il movimento low tech offre ingegnose soluzioni – sostenibili e low cost – a molte esigenze di ogni giorno. L’innovazione esiste anche senza tecnologia sofisticata
Si parla molto di innovazione “low tech” ma spesso come un ripiego ma la verità è che questo movimento offre molte soluzioni ingegnose, efficaci e sostenibili ad esigenza di ogni giorno. Senza contare che ci riconnette all’idea di “innovazione” nella sua essenza più piena e pura: quella di “ingegno” che si declina verso soluzioni ai bisogni delle persone e dell’ambiente. Ne è un esempio il progetto KIVU FITNESS, di Desire Tech, startup congolese: un tapis roulant in legno, interamente meccanico e senza motore, pensato per promuovere uno stile di vita sano attraverso lo sport. Il tapis roulant è realizzato in legno ed è parte di un progetto che incentiva la pratica sportiva per combattere le malattie cardiovascolari e altri disturbi legati alla mancanza di attività fisica. Kivu Fitness, il tapis roulant low tech Kivu Fitness è un ingegnoso tapis roulant non-elettrico, realizzato in robusto legno, che può essere utilizzato da chiunque e in qualsiasi momento. La variazione della velocità dipende esclusivamente dall’utente. Non c’è display elettronico, non è previsto il monitoraggio dei parametri cardiaci, e non c’è neanche la possibilità di collegare Spotify o Netfix alla macchina mentre ci si allena. C’è però, invece, quella di concentrarsi sull’esercizio, o magari sul paesaggio circostante: la bellezza di un tapis roulant non elettrico è che può essere installato praticamente ovunque, quindi anche su una spiaggia, in un parco o all’ombra di un albero frondoso.Desirè Kabengele è il suo giovane inventore. Studente dell’Istituto Superiore di Tecniche Applicate ISTA di Goma, nella Repubblica Democratica del Congo, si è diplomato in elettromeccanica nell’ottobre 2021. Da allora, ha continuato a migliorare il progetto, con l’obiettivo di installarne un numero sempre crescente in spazi pubblici: Desire crede infatti che il progetto abbia un potenziale importante a livello di consapevolezza ed educazione agli stili di vita sani e alla prevenzione delle malattie cardiovascolari attraverso l’esercizio fisico e si augura di ricevere supporto anche dalle autorità locali e nazionali per poter sviluppare ulteriormente il progetto.
Il video mostra il suo funzionamento di Kivu Fitness:
L’innovazione ‘low tech’
Abbreviazione dell’espressione inglese low technology («bassa tecnologia»), utilizzata per indicare una tecnologia di carattere tradizionale posizionata allo stadio meno avanzato della tecnica. Si identificano come l. t. quei settori e quelle imprese che impiegano un basso livello di conoscenza tecnico-scientifica nel processo produttivo e, più in generale, che si avvalgono di un insieme di tecniche e procedimenti organizzati con modalità non strettamente innovative.
Perché puntare sul low tech
- Esaurimento delle risorse
La riflessione sul low tech si basa su una diagnosi senza appello: l’esaurimento delle risorse provoca un eccessivo consumo energetico e questo circolo vizioso non è sostenibile sul lungo periodo. Quelle attualmente aperte mostrano tassi di concentrazione delle risorse molto più deboli e il loro sfruttamento richiede investimenti tecnologici e risorse energetiche sempre più significative, come dimostra l’esempio del gas di scisto.
Le energie rinnovabili, virtualmente inesauribili, appaiono la riposta ideale ai crescenti bisogni energetici. Ma il paradosso è che per produrre, immagazzinare e trasformare in quantità sempre più considerevoli tale energia, è necessaria una tecnologia che consuma enormi quantità di risorse, in particolare i metalli rari.
- Cassa “circolarità” dei prodotti high tech
Contemporaneamente, i materiali o gli oggetti prodotti ed utilizzati oggi dimostrano scarse caratteristiche di ”circolarità”. Queste risorse hanno utilizzi definibili come ”dispersivi”:
- Distribuzione socio-economica e fattori culturali
C’è anche un altro aspetto, spesso meno attenzionato nelle nostre economie, tutto sommato floride: la scarsa disponibilità di risorse economiche, di adeguata ricerca, di accesso a materiali, strumenti e, soprattutto, conoscenza e alla possibilità di usarne efficacamente per sviluppare prodotti e soluzioni tecnologiche avanzate – che è poi quello che accade in molti paesi del mondo. Il movimento lowtech non è riducibile, quindi, soltanto ad un ragionamento puramente tecnico, ma è invece socio-tecnico, organizzativo e culturale.
Le soluzioni offerte dal low tech
Lo sviluppo di soluzioni tecniche ”semplici”, dette ”low tech”, rappresenta un’opportunità per far fronte ai crescenti consumi energetici della civiltà digitale. Riciclo, upcycle, modularità, riparabilità, semplicità e sobrietà sono le parole d’ordine del movimento low tech. Una filosofia che rende possibile il coinvolgimento e l’autonomia individuale e che consente inoltre lo sviluppo di comunità d’interessi e di conoscenze. Una tendenza in cui si ritrovano i principi dell’innovazione frugale, della resilienza e dell’economia. Stiamo parlando di una vera rivoluzione sociale e non solo di una questione tecnologica.
fonti: Le Mag I Africa News I Desire Tech
immagine di copertina: Desire Tech
autrice: Barbara Marcotulli
Maker Faire Rome – The European Edition, promossa dalla Camera di Commercio di Roma, si impegna fin dalla sua prima edizione a rendere l’innovazione accessibile e fruibile, offrendo contenuti e informazioni in un blog sempre aggiornato e ricco di opportunità per curiosi, maker, PMI e aziende che vogliono arricchire le proprie conoscenze ed espandere la propria attività, in Italia e all’estero.
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