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Esopianeti: la NASA ha catalogato il numero 5.000

La NASA ha festeggiato un importante pietra miliare: l’esopianeta numero 5.000 è stato inserito all’interno del suo archivio

Gli esopianeti sono pianeti che girano attorno ad altre stelle che non siano il nostro Sole: per questo è importante pensare di averne trovati ben 5.000

 

Gli astronomi hanno aggiunto l’esopianeta numero 5.000 all’Archivio degli Esopianeti della NASA: si tratta di un grande traguardo per l’Agenzia, ed è stato annunciato proprio nella giornata di ieri. Mentre quindi avanza il progetto del Telescopio Webb, questo importante risultato fa ben sperare rispetto alla conoscenza dello spazio e alla sua possibile esplorazione.

Il risultato arriva in mezzo a una raffica di scoperte recenti e la promessa di ulteriori approfondimenti a venire, con la NASA che finanzia 10 miliardi di dollari. Telescopio spaziale James Webb In preparazione per gli sguardi planetari nello spazio profondo.

“Gli oltre 5.000 pianeti trovati fino ad oggi includono piccoli mondi rocciosi come la Terra e giganti gassosi molto più grandi di Giove e i “gioviani caldi” sono in orbite molto ravvicinate attorno alle loro stelle.

immagine: NASA /JPL-CalTech

Gli esopianeti

Questi esopianeti sono di varie tipologie: si passa da rocciosi come la nostra Terra a gassosi larghi più volte Giove e persino qualcosa di più particolare. come dice il laboratorio che si occupa di queste cose, il Jet Propulsion Laboratory (JPL), ci sono anche “super-Terre” grandi più volte il nostro pianeta o “mini-Nettuno” (ovvero più piccoli di Nettuno). Non mancano infine pianeti che orbitano attorno a due stelle, o addirittura corpi celesti che girano attorno ad una stella ormai morta.

Lo studio degli esopianeti

Il primo esopianeta è stato scoperto ormai circa 30 anni fa, quando non c’era ancora nello spazio il telescopio Webb. Da allora, molti altri esopianeti si sono aggiunti alla lista, arrivando oggi a superare la soglia dei 5.000.

La prima scoperta planetaria confermata è avvenuta nel 1992, quando gli astronomi Alex Wolszczan e Dale Frail pubblicarono una ricerca su Nature. Avevano osservato due mondi in orbita attorno a una pulsar (un cadavere di una stella denso e in rapida rotazione), misurando sottili cambiamenti nei tempi delle pulsazioni quando la luce aveva raggiunto la Terra.

foto: NASA/JPL-Caltech

Di grande aiuto, in passato, sono stati i telescopi terrestri. Sulla Terra, lo spettrometro HARPS, parte del telescopio di 3,6 metri dell’Osservatorio di La Silla dell’European Southern Observatory in Cile, è un abile cacciatore di pianeti. Fino al 2011 (otto anni dopo la prima luce), HARPS ha scoperto oltre 150 esopianeti. HARPS è ancora aoperativo e continua a cercare nuovi mondi in alta definizione.

Tra i telescopi spaziali, invece, l’aiuto nella ricerca di pianeti arriva dal Transiting Exoplanet Reconnaissance Satellite della NASA, e dal Telescopio spaziale Hubble. Diversi altri enormi telescopi in costruzione sulla Terra, tra cui il Giant Magellan Telescope e il Very Large Telescope in Cile, dovrebbero essere operativi entro la fine di questo decennio, aggiungendo altri occhi utili alla ricerca in corso.

L’archivio esopianeti NASA

L’archivio di esopianeti della NASA si trova nel California Institute for Technology (CalTech) e per entrare al suo interno un esopianeta deve superare due metodi di analisi diversi, oltre che finire su un articolo scientifico.

Jessie Christiansen, science lead all’archivio degli esopianeti della NASA, ha detto:

“Dei 5.000 esopianeti che conosciamo, 4.900 sono situati a qualche migliaio di anni luce da noi. Pensare che siamo distanti dal centro della galassia ben 30.000 anni luce fa anche capire quanti pianeti ancora non abbiamo scoperto, almeno tra i 100 e i 200 miliardi. È qualcosa di pazzesco”

Ora migliorerà ulteriormente questo lavoro che permetterà di avere ulteriori dettagli su questi esopianeti – tra cui atmosfera, composizione e tante altre informazioni utili a catalogarli e classificarli all’interno dell’archivio. Gli scienziati affermano che le osservazioni di Webb saranno utili per una futura generazione di osservatori, che potranno avvalersi di un’ottica a più alta potenza, pronta a scoprire pianeti di dimensioni e caratteristiche più simili a quelle della Terra.

fonti: NASA/Space.com/ Gexperience

immagine di copertina: NASA/JPL-CalTech


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