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L’intelligenza artificiale ‘ruba’ o crea lavoro? Il caso Netflix

Netflix ha presentato un cortometraggio realizzato in parte con intelligenza artificiale “per sopperire alla carenza di professionisti di settore”. Ma è davvero cosi? 

 

Pochi mesi fa sarebbe stato difficile anche solo immaginarlo, ma Netflix ha recentemente presentato un cortometraggio – in stile Anime – realizzato in parte con intelligenza artificiale e ha dichiarato di aver scelto cosi per ‘carenza di manodopera’. La polemica è montata rapidamente e non accenna a placarsi. 

Il cortometraggio ‘incriminato’

Insieme a Wit Studio, la società di produzione di animazione dietro Spy x Family e Attack on Titan, Netflix ha infatti pubblicato un nuovo cortometraggio. Intitolato “The Dog & The Boy”. Il  cortometraggio segue un ragazzo che scopre un cane robotico prima che vengano separati da una grande tragedia. È emozionante e tenero, ma la cosa più degna di nota di questo cortometraggio non è la trama: è il fatto che gli sfondi sono stati interamente generati dall’intelligenza artificiale.

Un frame dal cortometraggio I credit: Netflix

Il progetto ha ricevuto diverse critiche da chi lo ha visto come un tentativo di rimpiazzare la figura del background artist: la casa di produzione ha infatti dichiarato di essere ricorsa all’utilizzo di Intelligenza Artificiale per ovviare alla “carenza di manodopera”.

Il cortometraggio è però un esperimento da tenere d’occhio, soprattutto per il processo ibrido (umano + AI) che è stato utilizzato. L’altro aspetto interessante è che l’AI non è più protagonista del progetto creativo ma semplice strumento, sempre più invisibile, sempre più “commodity”.

Se volete farvi un’idea del risultato, trovate il cortometraggio sotto:

Uso della AI nelle produzioni artistiche: i problemi etici

L’uso dell’intelligenza artificiale per creare arte è diventato un argomento molto controverso negli ultimi mesi. Con strumenti come DALL-E, Midjourney e Free AI Art Generator che sono diventati sempre più popolari nell’ultimo anno, molti artisti hanno parlato di come questi programmi utilizzino la loro arte senza consenso e di come i loro specifici stili artistici possano essere replicati con solo una serie di parole digitate in uno di questi programmi.

E’ nato persino un movimento, #SupportHumanArtists, che ha ha iniziato a richiamare l’attenzione sui problemi etici che derivano dall’utilizzo dell’IA.

Il caso Netflix

Dopo la pubblicazione del cortometraggio di Netflix, su Twitter molti utenti hanno chiamato in causa sia Netflix stessa che WIT Studio per questa scelta di utilizzare Intelligenza Artificiale per la creazione degli sfondi invece che background artisti professionisti, umani.

La maggior parte delle critiche sono arrivate dal Giappone, leader nell’industria dell’animazione che però pare stia già affrontando molti problemi, primo fra tutti il fatto che molti animatori sono sottopagati e che il loro ruolo di primaria importanza non sia adeguatamente considerato e compensato.

Le critiche più accese sono infatti quelle che obiettano che “non c’è carenza di manodopera, solo una carenza di aziende disposte a pagare per la manodopera un salario dignitoso”. Secondo quanto riferito, il reddito medio medio per i migliori talenti nel mondo Anime in Giappone prima della pandemia era di soli $ 36.000, mentre le posizioni meno qualificate, o junior, potevano arrivare a guadagnare anche meno di $ 200 al mese.

Colmare il gap di competenze 

E’ indubbio che la crescita esponenziale nel settore dell’animazione abbia lasciato l’industria scoperta in alcune funzioni. Dalla Scozia alla Gran Bretagna, dall’India al Giappone, da qualche anno si susseguono report che evidenziano la necessità di colmare lo ‘skill gap’ per fornire alle aziende piena capacità di far fronte alla domanda. Nel caso di Netflix in oggetto, la soluzione sembra essere stata invece trovata ‘rimpiazzando’ la risorsa con il lavoro svolto dall’Intelligenza Artificiale ma la soluzione ottimale sarebbe invece quella di partnership tra l’industria e il mondo della formazione per garantire che talenti qualificati possano alimentare e supportare direttamente il settore dell’animazione e del gaming.

Abbiamo davanti a noi una sfida significativa, che richiede trasparenza sulle carriere e percorsi di accompagnamento del loro sviluppo capaci di valorizzare pienamente capacita e talenti creativi di livello superiore. La spinta arrivata sull’onda delle proteste in questo specifico caso vuole che le aziende concentrino i loro sforzi sul sostegno della partnership e del dialogo essenziali tra l’industria e la formazione, e verso condizioni di lavoro adeguate alla qualità di ciò che viene prodotto.

Alle aziende di settore, questo il cuore della contestazione, si chiede di favorire ambienti, condizioni e opportunità di lavoro adeguate alla domanda, non di ‘sfilarsi’ dalla conversazione rivolgendosi alla tecnologia come ‘rimpiazzo’ del lavoro svolto dalle risorse umane.

immagine di copertina: Netflix


 

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