Un settore in continua emergenza che riesce a dar lezioni di capacità inventiva, tra creativita’ e digitale
Sul Corriere della Sera, un bel intervento di Eleonora Odorizzi – fondatrice di Italian Stories, network per l’artigianato e il turismo – dà il polso della situazione attuale dell’artigianato artistico, con i contributi di alcuni artigiani e designer della rete di Italian Stories.
Ne riportiamo un estratto con interesse, anche alla luce del Dialogo sul Futuro che si terra’ lunedì 27 aprile tra il presidente della Camera di Commercio di Roma, Lorenzo Tagliavanti, con Stefano Micelli, professore IUAV e autore di “Artigiani Digitali”, profondo conoscitore del sistema della piccola e media impresa italiana e grande ambasciatore della digitalizzazione delle produzioni tipiche del Made in Italy di qualità. Ci si registra su Webex.
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Il Made in Italy: ossatura del Paese
In questi giorni di forte preoccupazione e instabilità c’è un settore che più di altri fatica a far riconoscere il proprio stato di emergenza ma contemporaneamente non smette di darci una lezione di capacità inventiva, di problem solving, di voglia di rimettersi subito in gioco: è quello del Made in Italy più consolidato e innervato nel tessuto economico e sociale del nostro Paese, fatto di laboratori artigiani che nel loro piccolo non smettono mai di rinnovarsi, di porsi questioni da risolvere, di trovare soluzioni originali.
L’attitudine adattiva e reattiva alle modifiche dell’ecosistema economico e sociale sono innegabili caratteristiche del tessuto produttivo italiano, che si rifà alla millenaria cultura artigiana che innerva ogni settore del nostro Paese.
Tutte le aziende sono in difficoltà: gran parte hanno dovuto sospendere l’attività a causa delle restrizioni imposte, alcune riescono a mantenere attiva la produzione a fronte di grandi impedimenti e solo pochissime riescono a ovviare alla mancanza di clienti effettuando consegne a domicilio o spedizioni. Inoltre, la probabile mancanza di una stagione turistica per l’anno in corso significa per tante realtà dell’artigianato artistico e alimentare un pesante stop alla vendita del prodotto, causando un danno fatale alle aziende meno strutturate. Un aspetto spesso sottovalutato è l’importanza che tali aziende rivestono come parte dell’ecosistema turistico, non solo nelle città principali, ma anche e soprattutto come attrattori nelle destinazioni minori.
Sembra ovvio ma non è scontato: il prodotto dell’artigianato artistico ha moltissimo a che fare con la cultura, sia a livello immateriale che materiale e pare evidente che in particolar modo in Italia l’artigianato artistico sia inscindibile da un’idea di cultura non solo come l’abbiamo oggi ma come è sempre stata nei secoli in questo Paese. I nostri più grandi artisti erano in primo luogo artigiani, poi pittori, scultori, architetti.
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Flessibilità, creatività e digitale!
Nonostante la complessità del contesto generale, emerge però la capacità tutta artigiana di reagire in modo flessibile, creativo e audace anche a un’emergenza così spiazzante. Oltre alla reazione immediata che ha consentito agli artigiani di trasformare sia i processi produttivi che i servizi ad essi collegati, diverse aziende hanno finalmente individuato nel digitale un potente alleato, non soltanto a livello di promo-commercializzazione ma anche a livello di digitalizzazione dei processi.
“Volendo vedere l’aspetto positivo, la quarantena è stata l’input per dare una veste digitale alla mia legatoria, che in questo momento ha avuto una contrazione importante degli ordini”, queste le notizie da Eva Seminara a Udine. “Aver attivato una bottega online mi permette di arrivare nelle case dei miei clienti e di farli partecipare al processo creativo in prima persona, e ovviamente di allargare enormemente il raggio d’azione. Nei primi giorni ho già avuto un buon riscontro e diversi ordini, spero che sia l’inizio di una nuova modalità per creare relazioni con clienti e appassionati di legatoria“.
Speriamo che questo periodo di riflessione cambi anche la consapevolezza da parte degli acquirenti e porti ad una cultura che riconosca la maggiore qualità del prodotto artigiano, facendolo preferire a quello standardizzato e usa e getta», afferma Luca Pedone, insegnante e ceramista a Bergamo.
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