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Mascherine Maker FFP3 Da Antonio, sempre in prima linea per il bene e la salute di tutti. Ecco cosa ci ha raccontato. 

Mascherine Maker FFP3 da Antonio (che vuole rimanere anonimo, ma ci pensate?) infermiere, studente di ingegneria elettronica all’Università Roma Tre, è lui il papà di queste mascherine, i cui disegni sono rilasciati open source per tutti coloro che vogliano auto – produrle!
Mascherine Maker FFP3
Masherine Maker DPI – Vent, la mascherina pluriuso, sterilizzabile e con livello di sicurezza FFP3

A più di due mesi dal primo decreto legge in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19 (DL n.6 23 febbraio 2020) e a tre mesi e mezzo dalla delibera del Consiglio dei Ministri (31 gennaio 2020) con la quale è stato dichiarato lo stato di emergenza sul territorio nazionale, non si sono ancora risolti i tanti problemi legati all’uso delle mascherine e dei dispositivi di protezione individuale delle vie respiratorie. Per fortuna c’è chi non aspetta i rifornimenti a singhiozzo nelle farmacie ma ne inventa di nuove, sicure e mette la propria idea salvavita a disposizione di tutti.

Tra questi c’è Antonio , infermiere di area critica, romano, che sotto la divisa sanitaria veste i panni del maker di talento e che ha rilasciato il progetto open source per le mascherine maker FFP3: “Ho sempre avuto la passione per le invenzioni, per chi crea cose nuove e per chi ha delle idee che aiutano a vivere meglio. Da adolescente ero uno smanettone, adesso lo sono ugualmente, ma la definizione di maker mi si addice di più (si intuisce un sorriso al telefono, ndr)”.

Lo abbiamo intervistato per conoscerlo meglio e per sapere cosa vuol dire, dato un problema individuale o collettivo, trovare soluzioni concrete per il bene di tutti.

D. Antonio, cosa hai creato?

R. Ho realizzato una mascherina di protezione, sicura, sterilizzabile e stampabile in 3D.

D. Spiegaci  meglio come è nata questa idea

R. Nei giorni più duri dell’emergenza da Covid 19, sono venuto a sapere della piattaforma TechforCare attraverso i normali canali di comunicazione. Ho subito trovato l’iniziativa utile e interessante e ho quindi cercato di saperne di più. Mi sono informato sui promotori, ho visto i curricula dei collaboratori e ho visionato i primi progetti caricati sulla piattaformaHo subito capito che la cosa era seria, affidabile e quindi mi sono fatto avanti.

 

Mano umana e mano robotica si stringono in un saluto
TechForCare è la piattaforma open source nata a supporto dell’emergenza sanitaria grazie alla collaborazione tra Maker Faire Rome e I-RIM (Istituto per la Robotica e le macchine intelligenti)

D. In che modo? Puoi darci qualche dettaglio “operativo” in più? 

R. Ho caricato la mia idea di dispositivo sulla piattaforma e, tempo un giorno, sono stato contattato. Il mio progetto è stato valutato da un team di esperti che ne ha analizzato in primis la fattibilità e poi lo standard di sicurezza. Nello specifico ho collaborato con l’ingegnere Carmelo De Maria dell’Università di Pisa, tra gli ideatori della piattaforma Ubora, specializzata in progetti biomedicali, con il quale abbiamo affinato alcuni aspetti del progetto.

D. Quali sono le caratteristiche della mascherina che hai progettato? 

R. Ho progettato una maschera di protezione che usa i filtri antimicrobici che vengono generalmente utilizzati per i ventilatori polmonari ove sia prevista la ventilazione meccanica e quindi nei reparti di terapia intensiva, rianimazione, sale operatorie, etc.. e che danno una garanzia di protezione del 99,9% contro batteri e virus.

Parliamo di una maschera pluriuso, sterilizzabile secondo alcuni facili processi e che vuole andare a colmare la grande richiesta di dispositivi di protezione individuale che abbiamo in Italia e non solo. Il livello di sicurezza è quello di una mascherina FFP3.

D. Parliamo di certificazione: a che punto sei e cosa cambierà una volta ottenuta?

R. Stiamo aspettando la certificazione finale della mascherina da parte delle autorità competenti, ovvero quella che attesta il rispetto di determinati parametri di sicurezza internazionali e standard comunitari, dopodiché il dispositivo può essere considerato a tutti gli effetti un dpi omologato.

Una volta “certificata” la maschera può essere usata:

  • come dispositivo di protezione da tutto il personale sanitario e non.
  • Può essere stampata in 3d sia in casa come ho fatto io per testare i prototipi,
  • riprodotta a livello industriale per essere poi diffusa su larga scala. A costi molti contenuti.

D.  Antonio, dunque, infermiere ma anche ingegnere e maker: cosa significa per te essere sempre in prima linea?

R. Lavorare per il bene e per la salute degli altri lo considero un grande privilegio e, fortunatamente, riesco – o meglio provo – a farlo in entrambi i casi. Ci metto passione nelle cose e questo mi ripaga di giorni e giorni di lavoro senza sosta. E quando trovo anche altre persone che mettono a disposizione il loro tempo e la loro intelligenza per creare qualcosa di utile e di nuovo, come è stato in questo caso, allora il più è fatto.

 

Noi di Maker Faire Rome vogliamo ringraziare Antonio e tutti quelli come lui che hanno saputo mettersi al servizio della comunità con umiltà e senza esitazioni.

La sua storia dimostra che il nostro Paese è pieno di persone che non hanno perso il senso della salodirietà, che non hanno perso il senso dei propri limiti e che, quando hanno un’idea, si informano, si attivano si mettono in discussione e cercano esperti con cui confrontarsi.


Maker Faire Rome – The European Edition si impegna da ben otto edizioni a rendere l’innovazione accessibile e fruibile con l’obiettivo di non lasciare indietro nessuno offrendo contenuti e informazioni in un blog sempre aggiornato e ricco di opportunità per curiosi, maker, startup e aziende che vogliono arricchire le proprie conoscenze ed espandere il proprio business, in Italia e all’estero.

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