Per il ciclo Storie di Makers vs.Covid-19: OpenDot, fablab Milanese in trincea.
OpenDot, da sempre vocato all’healthcare, è in prima linea sull’emergenza.
OpenDot è un Fablab milanese che, sin dalla sua fondazione nel 2015, ha iniziato a lavorare, ricercare e sperimentare nel settore healthcare.
Nello specifico si occupa di progettazione e innovazione in ambito salute attraverso la creazione di:
- ausili su misura
- sviluppo di software
- formazione con medici e terapisti

Oggi l’emergenza sanitaria che sta colpendo il mondo e la rapida risposta della comunità dei makers dimostra come per affrontare problemi complessi sia necessario il contributo di tutti, anche per co-progettare e validare le soluzioni collaborando principalmente con i medici stessi.
Perchè ogni ospedale ha le sue strumentazioni e le sue terapie e non esistono soluzioni universali, ma specifiche per ogni bisogno.
LA PROGETTAZIONE PARTECIPATIVA
Per riuscirci, il mondo dei fablab e dei makers applica quello che in gergo si chiama co-design, ovvero la progettazione partecipativa che coinvolge persone con competenze diverse attorno allo stesso tavolo. Nel caso dell’emergeza Coronavirus: makers, terapisti, designer, care-giver e care-receiver.
OpenDot abbraccia la filosofia della condivisione e dell’open source attraverso la piattaforma Careables.org, creata in collaborazione con altri sette partner Europei tra i quali:
- dipartimenti universitari
- studi di progettazione
- fondazioni
sta raccogliendo soluzioni e ausili, ma anche storie e informazioni utili per fronteggiare la diffusione del Covid-19.
L’ ESPERIENZA NEL SETTORE HEALTHCARE
OpenDot, valorizzando una sezione ad hoc della sua piattaforma on-line, aiuterà a documentare i progetti provenienti da tutta la comunità makers e fornirà supporto a chi voglia replicarli o implementarli.
Data la sua forte esperienza nel settore sanitario, aiuterà makers e fablab – oltre che l’utenza – sensibilizzando su un uso responsabile dei prodotti DIY.
OpenDot sta anche supportando vari ospedali del territorio: all’Ospedale di Desio fornisce face – shields per la terapia intensiva.

Invece all’Ospedale di Melegnano (Milano Sud) una versione rivisitata della valvola Charlotte della maschera di Decathlon.

Il CONTRIBUTO DI OPENDOT
Grazie al team di designer e ingegneri Isinnova, che ha rilasciato il progetto open source, è stato possibile ottimizzare il design per ridurre i tempi di stampa e mettere in pratica un “hacking” per velocizzare la produzione in serie.
E’ così iniziata la produzione industriale dell’adattatore Charlotte, il metodo più sicuro e veloce oggi in circolazione, ma la produzione distribuita è ancora una valida alternativa per fare i test del sistema negli ospedali, modificare i pezzi per adattarli alle diverse situazioni e ricevere rapidamente i primi pezzi per le emergenze.
Un esempio significativo del potere dell’open source e della fabbricazione digitale distribuita è l’Intubation Box: un progetto nato a Taiwan e testato al MIT di Boston che OpenDot ha riprogettato per il taglio laser e consegnato ai reparti di terapia intensiva per fare test negli Ospedali di Desio e Melegnano.

Produrre e distribuire localmente e in modo diffuso infatti (uno dei concetti alla base della Fab City) permette di ridurre le spedizioni e accorciare i tempi evitando liste d’attesa.
LE MASCHERINE
Un’altra criticità di questi giorni è la scarsità di DPI per medici e operatori sanitari.
Infatti, sviluppare soluzioni più confortevoli, riutilizzabili e sterilizzabili, consente la drastica riduzione del rischio di rimanere senza mascherine e senza dimenticare l’ambiente.
OpenDot è coinvolto nello sviluppo di diversi design per mascherine stampabili in 3D in collaborazione con l’azienda varesina Elmec, Thinking Additive (guidata da Marco Cavallaro), e GV Filtri.
Una prima versione della maschera prodotta è già in uso all’Ospedale Niguarda di Milano
Ovviamente, la produzione di oggetti di questo genere non vuole sostituirsi a quella industriale e certificata ma il contributo dei makers, in un momento di emergenza come quello che stiamo vivendo, consiste proprio nel velocizzare i processi, co-creare, modificare, produrre o replicare, fino ad arrivare al raggiungimento della soluzione più efficace.
Enrico Bassi, coordinatore del fablab OpenDot di Milano racconta: “in questi giorni sono emerse moltissime soluzioni, creative e inaspettate per aiutare chi, in prima linea, si trova a fronteggiare una situazione difficilmente immaginabile. Il movimento dei makers ha reagito con cuore, cervello e tecnologie. Ora serve organizzare, coordinare e condividere. Vogliamo aiutare a supportare e trasformare i progetti makers in soluzioni davvero efficaci”.
Ph. credits Federica Mandelli – OpenDot.
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