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COSA CI FA UN ARCHITETTO IN UNA EQUIPE MEDICA?

 Iniziamo oggi un viaggio alla scoperta delle nuove professioni in ambito maker.

 L’innovazione tecnologica ha già cambiato i percorsi professionali rendendo i mestieri del futuro sempre più basati su competenze ibride e sulla nascita di nuovi team interdisciplinari. Partiamo dall’e-health: abbiamo scambiato due chiacchiere con Luca Borro, un giovane architetto di 31 anni della provincia di Roma, esperto in 3D Advanced Modelling e con la passione della medicina. La sua fama risale al caso delle gemelline siamesi separate grazie ad una straordinaria operazione chirurgica avvenuta nel 2017 presso l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma. Ad oggi le sorelline sono perfettamente divise con organi separati e autonomi.

Luca ha fatto parte dell’equipe medica multidisciplinare con un team totale di 40 persone, in particolare ha portato le sue competenze nel 3D in campo medico, lavorando alla realizzazione e alla stampa dei modelli tridimensionali delle gemelline siamesi.

Il suo contributo, (modellazione e stampa 3D per replicare gli organi, le dimensioni, la rete vascolare e tutta l’anatomia umana), ha consentito di dimezzare i tempi dell’operazione che dalle tradizionali 18-20 ore è passato a 10 ore di intervento. Tutto questo ha permesso di limitare i rischi legati ad una simile operazione perché i modelli 3D hanno permesso all’equipe medica, prima del giorno dell’operazione, di studiare nel dettaglio la fisiologia delle gemelline, montando e rimontando i modelli e facendo delle prove per arrivare in sala operatoria preparati.

Luca ha stampato i modelli in 3D composti da 4,5 milioni di piccoli tasselli geometrici. Il modello finale è stato stampato in 24 ore; altre 24 ore sono state poi necessarie per pulire e lucidare il modello per renderlo trasparente.

La figura di Luca è inusuale: un architetto fuori dal comune che lavora accanto ai medici. Luca studia come le applicazioni della stampa 3D e modellazione 3D si integrano nella medicina e nel campo biomedicale. La sua è una professione, (il 3D Specialist), innovativa, ibrida e in continua evoluzione, purtroppo poco conosciuta in Italia mentre in altre parti del mondo è diventata una pratica già integrata in campo medico e di routine.

La valigetta di Luca: atipica rispetto a quelle di medici e architetti

 Luca attualmente sta conseguendo anche una Laurea in Biologia Sanitaria per avere le basi e una maggiore formazione in questo settore.

 

Visori di  realtà aumentata in sala operatoria

Il prossimo obiettivo sul quale sta lavorando Luca e tanti altri ricercatori in giro per il mondo è portare la realtà aumentata in sala operatoria. In questo modo il chirurgo, attraverso un visore e un tablet potrà guardare il paziente come se la sua pelle fosse trasparente. In pratica, partendo dalle classiche immagini radiologiche verranno  proiettate sul paziente immagini anatomiche in 3D. Questa tecnica faciliterà il lavoro in sala operatoria e ridurrà i tempi perché i medici sapranno dove intervenire esattamente prima di operare chirurgicamente.

Il campo medico è solo uno dei tanti che potranno beneficiare della modellazione, della stampa 3D e della realtà aumentata. In questo specifico caso, questi dispositivi, potranno diventare dei supporti imprescindibili per la ricerca biomedica e la cura.

L’operazione che ha visto coinvolto Luca è unica nel suo genere nel nostro Paese perché ha visto la presenza nel team di una professione inusuale in medicina: un architetto-biologo. Ci si augura che questa pratica non rimanga l’eccezionale ma che sia solo una best practice e che diventi integrata anche in altri ospedali italiani.

Questo è solo un esempio delle tante applicazioni dell’innovazione tecnologica in campo sanitario, alla ricerca dello spirito maker che è dentro ciascuno di noi.

 

Lia Alimenti, ricercatrice DASIC, Link Campus University.