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Le nostre e-mail inquinano e pesano sull’ambiente

Scopriamo insieme l’impatto della posta elettronica sull’ambiente e come imparare a usare l’e-mail limitando i danni

 

Quanto inquina una e-mail? Inviare un messaggio di posta elettronica, specie se presenta allegati molto pesanti, ha un impatto non indifferente sull’ambiente, e comporta la produzione di CO2. Ma quanta anidride carbonica produce effettivamente una email? E come contrastare questa produzione?

Mandare e ricevere email inquina. La nostra casella di posta elettronica può davvero contribuire al riscaldamento globale e ai cambiamenti climatici.

Per chi si chiedesse quanto costa all’ambiente l’invio di una e-mail, la prima cosa che bisogna sapere è che stimare la quantità di carbonio emessa da un singolo messaggio non è per nulla un’impresa semplice. Il “peso” di questa operazione, in termini di emissioni di CO2, va valutato tenendo in considerazione diversi fattori. Ad esempio, bisogna considerare il tipo di dispositivo utilizzato per inviare il messaggio e quello utilizzato per leggerlo, la presenza di grandi allegati e il tipo di energie impiegate per alimentare i server.

In media, un messaggio di posta elettronica potrebbe comportare l’emissione di circa 19 grammi di CO2.

Quanto inquina una mail

Tutti i messaggi di posta elettronica inquinano non poco. Stando ai dati di Ademe, Agenzia francese per l’ambiente e la gestione dell’energia, una mail da 1 megabyte emette circa 19 grammi di CO2. 

Di per sé non sembra un grande numero, ma proviamo a pensare più in grande. Immaginiamo un’azienda di 50 dipendenti in cui ognuno invia 5 mail al giorno per 5 giorni alla settimana. In una giornata, ognuno di loro produce 95 grammi di CO2 che, moltiplicati per 50, fanno ben 4750 grammi di CO2.  Se moltiplichiamo questo numero per 5, quanti sono i giorni lavorativi in questa azienda (senza contare i weekend), arriviamo a 23750 grammi di CO2, vale a dire quasi 24 kg

Per capirci meglio: se una macchina produce circa 150 grammi di CO2 per Km è come dire che 5 mail al giorno mandate da 50 dipendenti in una settimana lavorativa equivalgono a quasi un viaggio in auto da Milano a Reggio Emilia (che distano 154 km).

Cosa significa questo? Che mentre percepiamo “facilmente” quanto inquina un’automobile e, volendo, possiamo scegliere forme di mobilità sostenibile come il treno o il carpooling, difficilmente siamo consapevoli di quanto inquini una mail. La usiamo infatti molto spesso e per qualsiasi cosa anche quando basterebbe, come dicevamo prima, andare a parlare direttamente con il collega o fare una breve telefonata. Così come per scambiarsi file e informazioni si potrebbe usare il cloud.

Nel mondo aziendale, peraltro, non è una sorpresa: l’email è il secondo canale più usato per condividere i contenuti con i colleghi relativamente all’azienda, al settore ecc…: a farlo, secondo il Demand Gen Report è il 70% dei professionisti

Ma la mail non è solo uno strumento di comunicazione tra le persone: secondo il Content Marketing Institute, l’87% dei marketer B2B usa la posta elettronica come canale di distribuzione.

Uno dei dati più noti relativi al tasso di inquinamento delle email ci arriva dal libro “How Bad Are Bananas? The Carbon Footprint of Everything”, del ricercatore inglese Mike Berners-Lee, autore del libro “There Is No Planet B” e fratello di Tim John Berners-Lee, inventore del World Wide Web. Secondo Berners-Lee, che giunge a dati simili qa quelli di Ademe, un’email potrebbe avere in media un’impronta equivalente di CO2 di almeno a 0,3 gr, ma il “peso” potrebbero aumentare facilmente qualora all’email venissero aggiunti degli allegati di grandi dimensioni, arrivando a comportare l’emissione di 20 o anche di 50 gr di CO2. Moltiplicato per un anno, si ottiene un’emissione individuale di oltre 100 kg di CO2 equivalente.

Una delle più diffuse fonti di inquinamento da email, tra l’altro, è rappresentata dallo spam, che consiste in quelle decine di email indesiderate che quotidianamente intasano la nostra casella di posta. In media riceviamo quasi 3000 e-mail di Spam all’anno, che potrebbero corrispondere a circa 28,5 kg di CO2 equivalente.

Quante email inviamo ogni giorno?

Sul pianeta, ogni giorno ci scambiamo tra i 300 e i 400 miliardi di e-mail. Anche solo a immaginare quanta CO2 producano tutti questi messaggi è un’impresa. In apparenza non sembra molto rispetto all’uso dei video ma questo è fuorviante perché lo scambio di e-mail coinvolge tutte le dimensioni dell’infrastruttura digitale di Internet, compresi video e hardware.
Questi circa 300-400 miliardi di messaggi che ci scambiamo ogni giorno pesano l’equivalente in gas serra di 90.000 biglietti aerei di andata e ritorno tra Parigi e New York ogni giorno.
Si potrebbe pensare che sia normale, che la posta elettronica sia diventata indispensabile per tutti gli aspetti della vita. Per la nostra salute, la nostra vita civile, le nostre relazioni sociali. È possibile, sì, ma il problema ulteriore) è che molto di questo traffico di e-mail è spam.

Le dimensioni dello spam

  • Il 65% del traffico totale di e-mail. Il 65%, ovvero 60.000 biglietti per un volo transatlantico al giorno o 33 milioni di biglietti all’anno. Lo spam è molto costoso in termini di materiali, energia e carbonio
  • Lo spam da solo equivale al 10% delle emissioni totali di CO2 dell’aviazione a livello mondiale.

Sembrano numeri altissimi, è vero, ma bisogna ricordare che lo scambio di email rappresenta una minima parte di ciò che facciamo ogni giorno su internet e, puoi crederci, quotidianamente adottiamo comportamenti ben più inquinanti.

Cosa possiamo fare

Prima di tutto, eliminare il più possibile lo spam. Soprattutto a livello collettivo, nelle aziende e nelle amministrazioni.

Non se ne parla abbastanza ma il problema non è affatto aneddotico e riflette il nostro atteggiamento di laissez-faire. Cambiamo il modo di considerare l’impatto materiale della tecnologia digitale e cambiamo i nostri comportamenti ‘attivi’ se desideriamo essere parte di questo processo di sostenibilità. E rendiamoci anche conto che questo problema non può essere risolto individualmente. Esiste un’azione collettiva concertata per cambiare ciò che non può essere cambiato da un’azione individuale.

Qualche consiglio per liberarsi dallo spam

Per bloccare lo spam nella casella email si può usare un filtro antispam e segnalare ogni indirizzo che manda messaggi indesiderati. Spesso le email arrivano da fonti cheabbiamo autorizzato per accedere a qualche servizio. Leggiamo le note e cerchiamo di capire cosa stai accettando. Per ridurre lo spam a volte basta solo capire dove abbiamo lasciato il nostro indirizzo email: cercare il link che si trova in basso a ogni newsletter per eliminare la nostra email dal servizio.

Oltre ad attivare un filtro antispam e segnalare ciò che non abbiamo sottoscritto e fare attenzione alle notifiche è possibile usare Unroll.me. Si tratta di un servizio che permette di visualizzare tutti gli aggiornamenti e le newsletter che abbiamo accettato, volontariamente o meno. E con una veloce selezione possiamo cancellare la nostra iscrizione con un click.

Fonte: Maxime Blondeau I Greenstyle

Immagine di copertina: Telegeography

Autrice: Barbara Marcotulli


 

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