Scoperta in Italia una micrometeorite tra le più rare del mondo: contiene un materiale “impossibile”
La micrometeorite potrebbe fornire nuovi elementi per comprendere i meccanismi di formazione del sistema solare
Una nuova e importante scoperta nell’ambito delle scienze planetarie è stata messa a segno da un gruppo di ricerca tutto italiano. Si tratta del rinvenimento di una meteorite estremamente rara, in quanto contiene rarissime leghe metalliche di alluminio e rame e che presenta al suo interno materiali con una simmetria proibita, i “quasicristalli”.
La scoperta è descritta in un articolo pubblicato dalla rivista Communications Earth & Environment appartenente al gruppo editoriale di Nature.
La meteorite
Si tratta di una microsferula allungata, di circa 500 micrometri di diametro massimo, di colore grigio scuro e con porzioni visibili che mostrano la lucentezza metallica. Le analisi sono state effettuate in modo non distruttivo sul campione integro, mediante microtomografia a raggi X computerizzata, miscroscopia elettronica e diffrazione di retrodiffusione di elettroni.
I risultati indicano che la maggior parte delle porzioni metalliche corrispondono a leghe di alluminio e rame, disseminate in una matrice di vetro silicato contenente cristalli di olivina, di ferro e nichel, di solfuri di ferro-nichel e ossidi.
Il ritrovamento si è rivelato immediatamente eccezionale: si tratta del terzo caso al mondo di materiale extraterrestre contenente leghe metalliche di questo tipo e il secondo rinvenimento di una micrometeorite contenente un “quasicristallo” di origine naturale, dopo il ritrovamento della meteorite di Khatyrka, avvenuto nel 2011, grazie ad una costosissima e avventurosa spedizione internazionale che si era spinta fino ai confini dell’estremo Oriente russo, in Chukotka, luogo del ritrovamento della meteorite che le ha dato il nome.
Un caso di “citizen science”
La scoperta fatta rappresenta un tipico caso di citizen science; infatti, la micrometeorite, avente la forma di una piccola sferula, è stata trovata sul Monte Gariglione in Calabria da un collezionista che, notando una strana e inusuale lucentezza metallica, ha deciso di spedirla agli studiosi dell’Università di Bari per indagare sulla natura di questo oggetto apparentemente inspiegabile.
Le analisi effettuate hanno prontamente messo in luce un’incredibile scoperta: la sferula era extraterrestre. La sua singolare lucentezza metallica, dovuta alla presenza di una lega metallica di rame e alluminio, conta rarissimi ritrovamenti precedenti. Gli studiosi sono rimasti impressionati nel constatare di avere tra le mani un elemento mai trovato in natura: un nuovo e rarissimo “quasicristallo” presente nella meteorite.
I “quasicristalli”
I quasicristalli” sono materiali in cui gli atomi sono disposti come in un mosaico, in modelli regolari ma che non si ripetono mai nello stesso modo, diversamente da quello che succede nei cristalli ordinari. Fu Dan Shechtman, poi premiato nel 2011 con un Nobel per le sue scoperte, a studiarne negli anni ’80 la struttura, che li rende preziosi anche per applicazioni in vari settori industriali.
Queste strutture hanno proprietà fisiche uniche, come una bassa conducibilità termica e una durezza insolita, che le rendono interessanti per diverse applicazioni, tra cui rivestimenti resistenti all’usura, catalizzatori e materiali per tecnologie avanzate.
Quindici anni fa il primo ritrovamento
Quindici anni fa si scoprì che il materiale esisteva anche in natura, quando fu scoperto dal team di Luca Bindi dell’Università di Firenze il primo quasicristallo in un campione appartenente alla meteorite Khatyrka. Il risultato rappresentò l’evidenza sperimentale che i quasicristalli si possono formare anche in natura, sotto opportune condizioni geologiche.
L’eccezionalità della nuova scoperta
La scoperta di oggi è decisamente eccezionale per il fatto che si tratta del secondo rinvenimento di una micrometeorite contenete quasicristalli, ma anche per il fatto che la piccola sferula è stata scoperta in Italia meridionale, a migliaia di chilometri dal primo ritrovamento.
“La scoperta – ha affermato Giuseppe Mastronuzzi, Direttore del Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali dell’Università di Bari, a capo del gruppo di ricerca italiano che studia la meteorite – è importantissima non solo per le scienze mineralogiche e planetarie ma anche per la fisica e la chimica dello stato solido; essa dimostra ancora una volta che i quasicristalli possono formarsi spontaneamente in natura e, soprattutto, rimanere stabili per tempi geologici”.
Il team di ricerca che la sta studiando
La strana meteorite è stata studiata da un gruppo di ricercatori dell’Università degli Studi di Bari (Giovanna Agrosì, Daniela Mele, Gioacchino Tempesta e Floriana Rizzo del Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali), in collaborazione con l’Università di Firenze (Luca Bindi e Tiziano Catelani del Dipartimento di Scienze della Terra) e l’Agenzia Spaziale Italiana (Paola Manzari).
“Lo sviluppo delle Scienze Planetarie in Italia meridionale è un punto su cui abbiamo sempre creduto e questa scoperta dimostra come il contributo degli studi geologico-mineralogici siano essenziali per il progresso delle conoscenze sul nostro Sistema Solare”, afferma Giovanna Agrosì, docente di Mineralogia dell’Università di Bari e coordinatrice dello studio.
Un aiuto alla comprensione del sistema solare
“I risultati di questa ricerca – commenta Paola Manzari dell’Unità di Coordinamento Ricerca e Alta Formazione (UCR) del Centro Spaziale ASI di Matera – mostrano che esiste un universo ancora ignoto di fasi mineralogiche alla nanoscala nei materiali di origine extraterrestre, che riesce ancora a sorprenderci. La scoperta di questa lega anomala in una matrice condritica insieme alla presenza dei quasicristalli, apre nuovi scenari sulle origini del materiale originario da cui si è staccato il frammentino e fornisce nuovi elementi per comprendere i meccanismi di formazione del Sistema Solare”.
Dove vedere la meteorite
La preziosissima micrometeorite è attualmente custodita nel Museo di Scienze della Terra dell’Università di Bari, luogo nel quale si è in procinto di allestire una sezione dedicata a campioni extraterrestri.
fonte: ASI
immagine di copertina: ASI
autrice: Barbara Marcotulli
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