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Midollo spinale di una donna riattivato: può camminare

Midollo Spinale

Midollo spinale di una donna riattivato: può camminare

 

Lo straordinario risultato sul midollo spinale si deve a ricercatori dell’Ospedale Universitario di Losanna (Chuv) e della Scuola politecnica federale di Losanna (Epfl), che hanno pubblicato lo studio sul The New England Journal of Medicine. L’obiettivo è rendere la terapia disponibile per tutti.

È riuscita a stare in piedi e camminare di nuovo una donna affetta da una rara malattia neurodegenerativa che l’aveva costretta a letto da oltre 18 mesi: il suo midollo spinale è stato riattivato grazie ad elettrodi impiantati direttamente nei nervi e che generano impulsi elettrici, regolando la pressione sanguigna.

Midollo Spinale : l’atrofia multisistemica 

Nirina, la paziente, soffre di atrofia multisistemica di tipo parkinsoniano (Msa-p), una forma di atrofia del midollo spinale che include sintomi come rigidità, tremore irregolare a scatti, instabilità posturale, movimenti estremamente rallentati e difficili da controllare e per la quale non esiste cura.

L’impianto, inizialmente pensato per persone paralizzate in seguito a incidente, era già stato testato su pazienti tetraplegici per il trattamento della pressione sanguigna, ma questa è la prima volta che viene applicato per questo genere di disturbi.

Come funziona la tecnologia

Gli elettrodi impiantati sono collegati ad un generatore di impulsi, che viene già comunemente usato per il trattamento del dolore cronico, e hanno permesso al corpo della paziente di migliorare la propria capacità di controllare la pressione, consentendole di rimanere cosciente quando si trova in posizione eretta e di iniziare la fisioterapia.

I Precedenti

Di innesti sul midollo spinale me avevamo parlato il 7 febbraio QUI  .

Il Parere Dell’esperto 

Abbiamo chiesto al Prof Bicchi un parere su questa sperimentazione Ecco cosa ci ha risposto.

Prof. Antonio Bicchi
Prof. Antonio Bicchi Presidente dell’Istituto Italiano Robotica e Macchine Intelligenti (I-RIM) e Senior Researcher & PI del Soft Robotics for Human Cooperation and Rehabilitation dell’IIT

 

La notizia del risultato ottenuto dalla neurochirurga Jocelyne Bloch e dal neuroscienziato Gregoire Courtine a Losanna rappresenta un ulteriore passo avanti di un gruppo tra i leader mondiali nell’applicazione delle tecnologie più avanzate al recupero funzionale da malattie gravissime. In passato lo stesso Courtine ha mostrato che tecniche di riconnessione elettronica tra neuroni spinali rimasti isolati a causa di traumi poteva dar luogo in alcuni pazienti con lesione parziale del midollo ad un ritorno al controllo funzionale delle gambe. In questo esperimento per la prima volta una tecnica analoga è stata applicata ad una paziente affetta da una neuropatia degenerativa (una atrofia sistemica di tipo Parkinsoniano) e non da una lesione traumatica. In altri termini, la riconnessione elettronica ha potuto intervenire non solo agendo come “ponticello” tra circuiti neurali, ma inserendo un fattore di “correzione” del funzionamento dei circuiti compromessi dalla malattia. La paziente a causa della malattia non poteva stare in piedi senza svenire, perché il suo corpo aveva perso la capacità di regolare la pressione arteriosa quando passava da posizione distesa a eretta. E’ proprio questa funzione che è stata corretta dai ricercatori svizzeri.

Il futuro della ricerca

La ricerca dei colleghi di Losanna- prosegue Bicchi – apre la strada ad altri possibili sviluppi e potenziali cure, anche se queste non riguardano direttamente i più diffusi eventi avversi del sistema nervoso centrale come gli ictus., purtroppo. Piuttosto si può pensare all’uso di tecniche di interfacce neurali per il controllo “naturale” di protesi ed esoscheletri. Su questo tema, le tecniche di impianto di apparecchiature elettroniche direttamente a livello neurale è un possibile approccio, che si confronta con tecniche alternative basate sulla reinnervazione di parti del corpo del paziente, come quella usata dalla clinica chirurgica dell’Università di Vienna con il Dipartimento di Neuroscienze dell’Imperial College a Londra, e l’Istituto Italiano di Tecnologia. Molto si sta muovendo in questo settore, e ci aspettiamo di continuare a vedere avanzamenti straordinari come quello svizzero ancora più frequentemente in futuro.


 

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