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AI e semiconduttori: il rischio di una guerra fredda tecnologica tra USA e Cina è reale?

SEMICONDUTTORI: L’intelligenza artificiale sta ridisegnando la mappa DI QUELLO CHE un tempo ERA IL simbolo di una globalizzazione efficace. ma il decoupling tra Cina e Stati Uniti potrebbe cambiare le carte in tavola.

 

Il mercato dei microprocessori: una breve analisi per comprendere meglio cosa potrebbe succedere in ambito tecnologico e della geopolitica mondiale

 

Il superchip per l’intelligenza artificiale Gpu H100, prodotto da Nvidia, è considerato il più avanzato al mondo con i suoi 80 miliardi di transistor. Centri di ricerca come il Barcelona Supercomputing Center, Los Alamos National Lab e University of Tsukuba lo utilizzeranno nei loro futuri supercomputer, così come i server dei principali fornitori di servizi di cloud computing come Microsoft, Google, Amazon e Oracle.

Tuttavia, il Governo degli Stati Uniti ha vietato l’esportazione di questo acceleratore in Cina, preoccupato di non dare un vantaggio tecnologico a Pechino e per evitare che i prodotti possano essere destinati all’uso militare in Cina e Russia. 

 

Semiconduttori
I big dei semiconduttori 2022/2021.
Fonte Gartner / Il Sole 24 Ore

 

Gli scenari futuri della geopolitica mondiale

 

Quali conseguenze è possibile immaginarsi? Gli analisti prevedono che i chip diventeranno il terreno su cui si ridisegneranno gli equilibri geopolitici. Dopo la pandemia, che ha innescato la più grande crisi nell’offerta di semiconduttori della storia, le grandi potenze sono impegnate a costruire la propria industria dei chip, attraverso un decoupling tecnologico che spinge i maggiori produttori a inseguire una autarchia digitale.

Pechino, che da un punto di vista tecnologico è meno avanzata degli Stati Uniti nella progettazione di chip ma che è anche il maggiore esportatore di terre rare nel mondo (la materia prima più preziosa dell’industria elettronica),  è pronta a varare un piano da 143 miliardi di dollari per sviluppare la propria industria dei chip, il triplo degli Stati Uniti e il quadruplo dell’Europa.

Questa autarchia tecnologica tra le diverse potenze non sembra né sostenibile e neppure sensata: si corre, infatti, il rischio di creare un divario tecnologico troppo ampio e di rendere più difficile la collaborazione internazionale su questioni cruciali come l’intelligenza artificiale e la sicurezza informatica. Inoltre, la dipendenza da un singolo paese o regione per la fornitura di chip potrebbe rappresentare un problema anche per la sicurezza nazionale e la stabilità economica.

L’industria dei chip è da sempre uno dei cardini della globalizzazione: oggi, uno dei problemi principali che hanno portato alla carenza di questi prodotti è proprio il forte accentramento delle fabbriche nel mondo. Sono poche e quelle in grado di produrre i microchip più sofisticati sono soltanto due: Tsmc a Taiwan e Samsung in Corea del Sud. 

 

Semiconduttori
I maggiori produttori di microprocessori nel 2021.
Fonte: key4biz.it

 

In sintesi, è facile comprendere come la corsa ai chip sia ormai diventata una questione geopolitica e strategica di prima importanza, con conseguenze rilevanti per l’industria elettronica, la sicurezza informatica e le relazioni internazionali. La loro produzione non è più solo una questione tecnologica, ma anche politica ed economica, che richiede un approccio integrato e una collaborazione internazionale: innalzare confini dove non c’erano, come si è fatto nel Novecento, questa volta non sarà così semplice e potrebbe avere conseguenze troppo rischiose e di difficile previsione. 

 

Fonte: Il Sole 24 Ore I key4biz.it

 


 

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