L’immunologo italiano Giacomo Gorini è nel team dello jenner institute che sta testando il vaccino per il covid-19: «Entro settembre sapremo se funziona»
di Massimo Piagnani
Noi non vediamo l’ora di entrare nella fase due; loro, in Gran Bretagna, sono in piena fase uno.
“Siamo nel pieno della prima parte del nostro piano: stiamo vaccinando 510 persone tra i 18 e i 55 anni e il programma è quello di riuscire a farcela entro la fine di questa settimana. Per ora non ci sono intoppi e tutto procede come previsto”.
Le parole sono quelle di Giacomo Gorini, 31 anni, immunologo riminese che lavora allo Jenner Institute dell’Università di Oxford. Insieme a una equipe di altri 110 scienziati e ricercatori è impegnato a produrre un vaccino che possa sconfiggere il Covid-19. Il team è già a un buon punto. Il prototipo, sviluppato per fronteggiare il virus pandemico che ha devastato il mondo, ha superato i primi test in laboratorio, poi anche quelli sugli animali e ora ha avuto inizio la sperimentazione sull’uomo.
Come avete scelto i volontari che si stanno sottoponendo alla sperimentazione del vaccino?
“In realtà non li abbiamo scelti noi, ma sono loro che si sono fatti avanti. L’Istituto, come prassi, ha messo un annuncio sul proprio sito. Nel giro di qualche ora siamo stati travolti dalle domande. Alcuni ci hanno scritto anche prima, via e-mail, pregando di prendere in considerazione la loro richiesta”.
Se questa prima sperimentazione funziona, quando si passerà alla fase due?
“A settembre, se tutto sarà andato come speriamo, si potrebbe aprire la seconda fase ovvero quella della produzione e della diffusione del vaccino. Noi contiamo di avere un milione di dosi già pronte per quella data. Naturalmente il percorso è delicato, a tappe e tutto va fatto seguendo alla lettera i protocolli, ma stiamo usando una piattaforma che già conosciamo e i primi segnali sono incoraggianti”.
Per la ricerca servono ingenti risorse economiche. Cosa ne pensa di Bill Gates che si è detto pronto a finanziare realizzazione e diffusione del vaccino una volta trovato quello giusto?
“Ne penso bene naturalmente. Ma ricordo che molti si sono fatti avanti, sia soggetti pubblici che privati. Questo non può che farci piacere e accelerare i tempi di realizzazione e diffusione del vaccino. A beneficio di tutti”.
Ma i tempi per distribuirlo a tutta la popolazione mondiale saranno inevitabilmente lunghi…
“Se prendiamo come metro di misura la nostra attuale capacità di produzione, allora la risposta è si, ci vorrà molto tempo. Se teniamo in considerazione, invece, lo sforzo enorme che tutta la comunità scientifica mondiale e molti governi, tra cui quello del Regno Unito, stanno mettendo in campo per raggiungere lo scopo, allora penso che le tempistiche potrebbero essere ridotte”.
Lei come è arrivato allo Jenner Institute?
“E’ sempre stato un mio obiettivo, sentivo che era la mia vocazione. Dopo la laurea a Bologna in Biotecnologia e gli studi fatti con il Prof. Roberto Burioni all’Università San Raffaele mi sono perfezionato negli Stati Uniti, a Washington, per tre anni e mezzo, poi ho collaborato con l’Università di Cambridge dove ho conseguito un dottorato di ricerca e solo dopo, nel 2018, sono riuscito ad approdare allo Jenner Institute. Insomma non è stata proprio una passeggiata, ma certo sono state esperienze di studio e professionali molto, molto interessanti”.
Come vede l’Italia da Oxford? Come giudica le misure prese dal nostro Governo?
“Le ritengo giuste. Il lockdown è stato necessario e anche in Gran Bretagna ci si è resi conto dell’importanza delle misure di restrizione per contenere questo terribile virus. Forse…”.
Forse?
“Forse l’Italia, se proprio vogliamo fare i pignoli, ha peccato di incredulità. Ovvero non si è creduto, da subito, che il virus potesse essere così contagioso e letale, ma anche io – nel mio piccolo – non avevo mai visto nulla di simile”.
A dicembre, fisica o virtuale, ci sarà la Maker Faire Rome 2020. Possiamo contare su un suo intervento?
“Certo, volentieri. Magari parleremo di come abbiamo scoperto il vaccino giusto. Me lo auguro per tutti noi”.
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