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La storia di uno degli esperimenti scientifici più lunghi della storia

L’esperimento della ‘goccia di pece’, iniziato nel 1927 in una università australiana è tutt’ora in corso. Lo racconta una diretta streaming

 

Un solido può comportarsi da liquido? Si, ma per accorgersene occorre molta pazienza, come in questo esperimento iniziato 95 anni fa. 
 
Questa è la storia di uno degli esperimenti in laboratorio più lunghi della storia, in corso ancora oggi: l’esperimento della goccia di pece.
 
L’esperimento più lungo della storia è iniziato nel 1927 in un laboratorio dell’Università del Queensland (Australia) ed è tutt’ora in corso. Il suo fine era, ed è ancora, quello di dimostrare le sorprendenti proprietà di alcuni materiali, per esempio la pece di catrame, una sostanza ottenuta dal catrame attraverso un procedimento chiamato deacquificazione, cioè la privazione dell’acqua.

Un solido, che però cola

La pece di catrame, in condizioni normali, è abbastanza dura da poter essere rotta a martellate ma basta concederle abbastanza tempo per scoprire che in realtà si comporta come un fluido, sebbene ad altissima viscosità.

Nel 1927 il professore di fisica Thomas Parnell, dell’Università del Queensland di Brisbane, in Australia, pensò a un esperimento pratico per la sua lezione sulla viscosità: inserì della pece nera in un imbuto di vetro, la lasciò sedimentare per tre anni e poi tagliò il gambo dell’imbuto, permettendo alla pece di gocciolare mooooolto lentamente, e sigillò tutto in una campana di vetro per impedire alterazioni da agenti esterni.
 

Pazienza scientifica

Ciò era per dimostrare che la pece, all’apparenza un solido di colore scuro, è in realtà un liquido, seppur estremamente viscoso. Il test superò ogni aspettativa dato che la prima goccia cadde solo 8 anni dopo, nel 1938. Occorsero altri nove anni per la seconda goccia.
Il professor Parnell registrò l’evento nei suoi appunti, ma non visse abbastanza per vedere la terza goccia, caduta nel 1954.
 
L’esperimento venne dimenticato in un laboratorio polveroso fino al 1975 quando un altro fisico australiano, John Mainstone, decise di recuperarlo per farlo conoscere al mondo ma nemmeno lui può dirsi troppo fortunato: al momento della caduta della settima goccia, il professore si perse il momento clou perché era a prendere un caffè!
 
E non è tutto: nel 2000, la webcam posizionata per monitorare l’esperimento si guastò poco prima della caduta dell’ottava goccia. La nona goccia arrivò solo nel 2014, ma il professor Mainstone era morto qualche mese prima. 

Il curioso esperimento può, infatti, essere seguito il diretta da questo link.

 
L’elenco delle date di ‘gocciolamento’ fino al 2000 I foto: University of Queensland
 

Altri 100 anni

Prevedere quando cadrà la prossima è molto difficile: il ritmo della colata varia, anche se impercettibilmente, a seconda della temperatura esterna e con la progressiva diminuzione del peso del materiale contenuto nell’imbuto.
L’esperimento è comunque ancora lontano dall’essere finito. «Se nessuno lo disturberà, durerà almeno altri 100 anni» aveva dichiarato il professor Mainstone.
 
In ogni caso, la diretta streaming non-stop sull’imbuto ci aiuterà a non perdere la prossima goccia. A patto di avere molta pazienza.

Tutte le informazioni di natura scientifica sull’esperimento sono disponibili nel sito dedicato

fonti: Geopop I Focus I Queensland University
Immagini: Queensland

 

 

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